Dalla prefazione di Sebastiano Adernò
Per iniziare un piccolo ma fondamentale avvertimento. Avvicinatevi col giusto spirito a questo libro, perché ogni testo è stato scritto a cuore aperto. E trattandosi di amore, amore fraterno, è forte l’impatto, non c’è filtro, né sono richieste etichette o giudizio. Questo è il canto notturno di una donna alla stella più luminosa del firmamento. È la testimonianza di uno dei più belli e fruttuosi sodalizi artistici tra persone. Perché di notte la loro Torino assomigliava molto di più a Parigi, e nel loro incessante dire e fare, c’era tutta la carica di una Nuovelle Vague. Anche per chi come me, era passato un paio di volte da lì, era tangibile, si respirava la portata rivoluzionaria del movimento artistico di cui Ivan Fassio era motore sempre acceso e presente per tutti. E la gioia era nell’aria. La gioia del confronto, del potersi esprimere, l’inclusione a cui tutti erano invitati, ognuno col suo talento. La porta era sempre aperta, e un bicchiere di vino non si negava a nessuno. Perché tra quelle due parentesi del loro spazio tutto poteva coesistere, purezza, grazia, peccato e decadenza. Da qui nascono questi Dedicamenti, da questa esperienza sconfinata in indissolubile fratellanza. Ora che tutto è più sacro e il dolore si mangia crudo. Ora che c’è una promessa da rispettare, e le migliori cose che si riesce a fare sono appunto dedicate.
Da Dedicamenti (Eugraphia 2023) a Ivan Fassio
Giorni che divengono figli
oblio e caduta
vita spietata
raro gesto l’equilibrio
le dita sotto le mie
divengono gelate
lungo il silenzio
tutto inizia nuovamente
senza lasciar andare
la mano
la domanda per comprendere
nell’immenso fervore
una preghiera a Dio
gioco con i capelli
nell’abitudine infantile
al disagio
spio la notte
la speranza
la tua immortalità
*
Siamo corpo che seduce
unisce e svilisce
siamo la malattia che non cede
non ho imparato a perdere
mi hai presentato la strada del ritorno
la solitudine sono i tuoi occhi
che non lascio andare via
Ora attende l’ultima vita
dove ogni nodo verrà sciolto
La Morfina questa cara amica
sopravvivo
nella forza rimasta
parlo di te
in ogni verso
taciuto in gola
*
Quanto lungo sarà
il dolore dell’inverno
guardare il ruscello
sentire l’anima in lutto
falso e incerto
sacro e profano
m’impongo la carestia
timore di dimenticare
la tua voce
diventano amare le ore
lontano il giorno
motivo di speranza
sentire come sento
la profondità degli istanti
d’un tempo fertile
anche quando la notte
è fredda e sola
*
Passerò il mio compleanno
da sola
non amo tutto questo mischiarsi
Sei stato tu né tempo né futuro
il mio sonno mi dà i brividi
che bellezza la curiosità
Buon compleanno non saprei
epidurale per fare uscire la testa
“Non ti sei fatto più vivo”
“Anche tu”
Hai rifiutato di darmi la tua
assenza
hai anche dimenticato d’aver paura
e mi commuovi
Fammi tornare a dormire
sto affogando
Buon compleanno d’altronde
non so
*
Non ho ancora coraggio
ascolto
in solitudine la tua voce
Manchi nelle sere fredde
rispondimi ora che sei
divenuto conoscenza
dell’Essere
Montagna e albero
Ma ti prego
non abbassare la testa
prima di andare via dai sogni
non è uno scherzo
dura tutta la vita
la tua morte
Cetty Di Forti (Palermo,1978) vive e lavora a Torino. Del 2019 la sua prima raccolta, Psithirisma, per Raineri-Vivaldelli editore. Nel 2018 partecipa al premio “Per troppa vita che ho nel sangue”, in memoria della Poeta Antonia Pozzi, ricevendo il premio della Giuria per la poesia Borderline. Diversi suoi testi sono presenti in varie riviste e blog dedicati. Dal 2020 a oggi ha lavorato alla raccolta Dedicamenti, silloge dedicata al Poeta e amico Ivan Fassio, con cui ha collaborato artisticamente per diversi anni. Attualmente si occupa di divulgazione culturale e poetica. Continua a scrivere versi.
(A cura di Silvia Rosa)