Musica in piena luce

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GABRIELLA MONGARDI

Leggerezza, velocità, esattezza, visibilità, molteplicità: queste “coordinate” calviniane inquadrano perfettamente il concerto Alle prime luci: il Classicismo nascente tra Vienna e Milano, sia per quanto riguarda le musiche in programma, che sul piano dell’interpretazione datane dai “Giovani dell’Academia Montis Regalis” diretti dal maestro Enrico Onofri.

Il concerto, penultimo appuntamento del Festival dei Giovani Musicisti Europei, tenutosi a Mondovì domenica 19 novembre, era focalizzato sulla nascita e sulla progressiva affermazione del Classicismo in seno all’Impero austro-ungarico, che com’è noto comprendeva anche parte dell’Italia Settentrionale: i musicisti sono partiti dai precursori, Gregor Joseph Werner e Giovanni Battista Sammartini, per arrivare ad Haydn e alla sublime sintesi mozartiana.

Di Werner sono stati eseguiti tre “preludi e fughe” arrangiati da Haydn: una musica austera, antica, tecnicamente difficile – quasi un Bach riveduto da Haydn, che i “Giovani” hanno interpretato con maestria: il maestro Onofri, che suonava il suo violino con loro, li dirigeva con la danza elegante e perentoria di tutto il corpo, con lo sguardo… e con l’esempio.
Con le tre sinfonie di Sammartini siamo nel Settecento maturo, il che significa misura, esattezza, precisione ma anche impeto e passione, fremiti, slanci e ironia: particolarmente brillante e travolgente la sinfonia in La maggiore JC62 con il suo ritmo vorticoso, che concede a mala pena il tempo di prender fiato tra un movimento e l’altro.
Con la sinfonia n. 35 in si bemolle maggiore di Haydn (nella versione per archi, invece, siamo all’interno di una sperimentazione di possibilità strutturali e armoniche, in un’atmosfera di elegante ottimismo e di equilibrio nell’impiego dei mezzi; il Divertimento per archi in Fa maggiore K 138, di un Mozart giovanissimo, ha uno splendido attacco in chiaroscuro, che sottolinea bene il movimento oscillante della partitura, perentorio e delicato insieme; l’andante è equoreo, straordinariamente morbido e fluido, le sonorità e i timbri sono perfettamente amalgamati; il presto finale è virtuosisticamente scatenato.

Un bis di Sammartini ha chiuso degnamente un concerto che faceva scintille.

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