DiStanze di Marco Petruzzella

petruzzella-copertina

ANTONIO SPAGNUOLO

Opera prima di un funambolico cinquantaduenne che affonda con elettrizzante eleganza tra la musicalità degli endecasillabi e la fulmineità del verso breve, offrendo quel ritmo propizio alle occasioni del quotidiano e contemporaneamente alle vertigini del dubbio filosofico. Componimenti presentati in due distinti gruppi: “Giovanili” e “Moderne”, intimamente connessi ad un arco di tempo che segna con arguzia rivelazioni a volte plasmate dal sentimento a volte decisamente provocatorie, in attesa di una scoperta o di una invenzione che sia anche spazio scenico o trappola per sgomenti e svelamenti.
L’originale panorama si apre con il ricordo di una poesia di Ungaretti che illumina come un messaggio catartico e che porta con agilità verso la contemplazione della parola ricercata. “Gentile/ Ettore Serra/ poesia / è il mondo l’umanità/ la propria vita/ fioriti dalla parola/ la limpida meraviglia/ di un delirante fermento/ Quando trovo/ in questo mio silenzio/ una parola/ scavata è nella mia vita/ come un abisso.”
Affiora in queste poesie di Marco un venticello che provoca ed ammicca, che concede misure e accompagna attraverso accenni che conducono alla coscienza della realtà rotolante, che sorvegliano con cautela “fantasie color dell’ambra/ su primavere mai prossime a giungere” o capaci di piroettare “perso tra la folla/ e paura che folla non sia/ tra azzardi pindarici/ e vili svolte”.
Il colloquio diventa accattivante. Dalla “critica, con aspettative antiche/ sedimentate/ marcescenti” al “fiore colorato/ dal colore del tuo/ nome” le dimensioni del simbolo si allontanano dall’equivoco che spinge all’illusione come fondamentale finzione imposta alla nostra esistenza rutinaria. La parola privilegiata accoglie improvvisamente le illuminazioni che si ripetono nel giro di una clessidra, trascinando nel possibile gli eventi che ci opprimono nelle frazioni del tempo. Una sorta di rispecchiamento diviene libertà di ricerca e la poesia afferma le ragioni delle aspirazioni e delle lacerazioni, nella struttura che vagheggia la musicalità adamantina.
Le più semplici occasioni diventano l’incipit di un pensiero e di un gorgheggio così: “anche il fracasso di una betoniera/ se mischiato alla nebbia e/ al capriccio di un bambino/ col loden verde degli anni di piombo” è l’armonia di una rivelazione concreta.
Poesia per quadricromie e figurazioni mai oziose, con il suo andare ondulatorio e flessibile, con lo sfiorare memorie o con l’avvolgere significanze zeppe di metafore.

Marco Petruzzella, DiStanze, Edizioni Progetto cultura 2023

anello

Poesie tratte dalla raccolta

L’ALLODOLA

Versi come dipinti guerrieri di coloratissimi Rubens,
balbettando parole inutili nei dopocena rubati alla notte dipinta
scivolando in orrido disegno
dal tratto incerto e vigliacco.
Ho spazzato occhi stupiti da ferite gioiose di rabbia,
ho scordato fugace letizia e futuro
e violenta passione animale.
Ho tradito,
ricomposto orizzonti persi tra le nebbie desolanti
ho ucciso, riesumato morti, scambiato la vita per sempre e
poi basta
con un’allodola ferita
e l’ho finita!

*

AL POETA DARIO BELLEZZA

Ho percorso,
col dito i tuoi versi;
come spiato dal buco
nel bagno
in mutande; indegno
di tanta tenerezza
e schiavo io stesso
di tanta bellezza perversa
spaventata;
spaventosamente urlavi
il tuo più puro
penetrante
sordo
piacere.
E ho pianto
spiato, spiante
nel bagno
in mutande, indegno,
i tuoi pianti di cigno.

*

ALTROVE

Vite
Altrove
In posti in cui
non potete entrare.
Giostre di mani,
di silenzi,
Rumorosi e distanti
Le nostre paure
draghi di carta colorata e banale
I Lupi sono adesso
finalmente rassicuranti
Non mi feriscono.
Amore mio
Amore di fenomeno da baraccone
Le mie mani ormai forti
sul mio viso assente
Ma le mani lontane
dal mio cuore bizzarro
Le paure moleste
L’ignoranza selvaggia
di chi non scorge mai il sole
nei miei bacimprovvisi
e appiccicosi
Ballate la mia
Musica
leggete il mio buio!

(A cura di Silvia Pio)