PAOLO LAMBERTI
Jacopo Tomatis ci ha già consegnato una Storia culturale della canzone italiana che attraverso un vastissimo lavoro sulle fonti offre un quadro attento ed esaustivo del contesto in cui si è snodata la vicenda della canzone italiana dai primi anni Trenta al Duemila.
Con questo nuovo volume, Bella ciao. Una canzone, uno spettacolo, un disco, già edito negli Usa nel 2023 con il titolo Nuovo Canzoniere Italiano’s Bella Ciao, ripercorre la storia di una delle canzoni italiane più note nel mondo.
Anche in questo caso il libro si basa su una minuta ricerca sulle fonti dirette, attentamente specificate attraverso un vasto apparato di note e bibliografia. E anche in questo caso i risultati della ricerca cambiano le opinioni correnti su quanto crediamo di sapere. Innanzitutto l’identificazione con una canzone delle mondine viene smentita, tale ipotesi nasce da un fraintendimento; ed anche il legame con la Resistenza viene circoscritto all’ambito abruzzese della Brigata Maiella, la canzone non appare se non sporadicamente nei canzonieri dei partigiani.
Invece il libro si focalizza, approfondendo ambiti già affrontati nel libro precedente, sul Nuovo Canzoniere Popolare e sullo spettacolo al Festival di Spoleto del 1964: spettacolo che vede furibonde polemiche tra destra e sinistra, la denuncia di Michele Straniero per vilipendio alle forze armate. Pur non essendo Bella Ciao la canzone al centro delle contestazioni, è lei a dare il titolo allo spettacolo, con il risultato di iniziare una parabola che in Italia la trasforma in un’icona non solo della Resistenza quanto della sinistra. Questo nonostante il testo non abbia particolari sfumature ideologiche, tanto che se in Italia è considerata una canzone di sinistra, nel resto del mondo viene cantata come simbolo di libertà. Tuttavia dopo il centrosinistra, negli anni Sessanta e Settanta, il suo testo appare più adatto all’accettazione della Resistenza a livello generale, tanto da essere intonata nelle celebrazioni del 25 aprile e nei congressi DC.
La canzone non compare in forma stampata sino agli anni Cinquanta, né se ne trovano incisioni; però circola negli ambienti internazionali della gioventù comunista, comparendo in Corea del Nord nel 1953 e in Indonesia l’anno successivo; sarà però nel 1962 Yves Montand a darne una prima incisione, aprendo la sua fortuna internazionale. Invece in Italia la prima incisione è del 1963, appunto con il Nuovo Canzoniere Italiano. Buona parte del libro analizza le vicende di Bella Ciao nel contesto della canzone politica italiana e della difficile definizione di cosa sia popolare e/o pop nel mondo della musica italiana; con l’ultimo paradosso che, in base alle leggi del copyright, i diritti d’autore della canzone vanno ancor oggi al Nuovo Canzoniere Italiano: persistenza del capitalismo.