DINA TORTOROLI
L’emozionante esperienza di full immersion nelle carte di Mirabeau (alla ricerca del Mémoire del Frère Arcésilas) ha effetti persistenti e mi invoglia più che mai a individuare i “fili” massonici che avevano legato Gabriel Mirabeau e Giovanni Carlo Imbonati non solo nell’anno 1779, in cui l’Imbonati inviò all’Accademica Deputazione di Parma la commedia di impronta massonica La Bastiglia, ma – senza dubbio – già nell’anno 1776; però mi occorre l’aiuto di un Maestro autorevole.
Così, il saggio del prof. Gian Mario Cazzaniga – La religione dei moderni – è il libro che rileggo più spesso, e ora mi attrae l’affermazione: «Questo programma, che costituisce la parte finale del Mémoire (cap. III art. III: Doveri dei Fratelli del grado superiore) è presente in tutte le opere [di Mirabeau] e, per la parte economica, si ripete, in forma chiara e dettagliata, nella Lettera a Federico Guglielmo II, dove troviamo esposto un programma politico del partito riformatore» (La religione dei moderni, p. 71).
La mia mente, d’improvviso traboccante di reminiscenze, effettua una veloce carrellata, che non lascia il minimo dubbio: l’intero Mémoire “è presente” in tutte le cosiddette “prime stesure” delle opere accanitamente rifatte dal Manzoni, che proprio non riusciva ad apprezzarle.
Il professor Cazzaniga fornisce citazioni dei testi di Mirabeau e anch’io vorrei comandare qualche fermo-immagine, per condividere con i lettori di Margutte il piacere di questa automatica verifica, ma devo prima riferire episodi cruciali della vita di Carlo.
Sì, perché c’è una costante, singolare connessione tra le vicende che è stato finora possibile recuperare e la cosa “altra” rispetto al patrimonio di “Beni mobili e immobili”, cui il testatore Imbonati attribuisce il valore di “ricchezza” da lasciare in eredità con un atto solenne.
E di che cosa avrebbe potuto trattarsi, se non delle opere dense di “conoscenze vere e utili” da diffondere, per “mettere un maggior numero di uomini in grado di farle proprie”?
Erano frutto delle “riflessioni” dell’intera sua vita, condivise – fino al 1805 – soltanto con ristrette cerchie di Iniziati, nella convinzione che la sua adesione al progetto massonico dovesse rimanere rigorosamente segreta, per non ostacolarne la realizzazione, anziché favorirla.
È detto nel Mémoire: «… l’associazione potrà operare bene coll’introdurre graduali insensibili miglioramenti nella legislazione e nel governo, e questo progetto… non è una chimera. Si comprende pertanto come quest’ultima sublime parte dell’associazione debba essere tenuta segreta e non venire rivelata che a persone sicure […] Se qualcheduno insistesse sull’impossibilità dell’esecuzione del progetto, risponderò che pazienza, costanza e segretezza rendono tutto possibile.» (La religione dei moderni, p. 81).
Straordinaria importanza assume pertanto l’episodio, fatto conoscere dal prof. Erminio Gennaro nel 1982, in un libro sorprendentemente documentato: L’Astrologo Trevigliasco Giovanni Maria Bicetti De Buttinoni (1708-1778)*.
Nel secondo capitolo – La famiglia – personaggio di rilievo è Francesca Tullia Bicetti, “la più nota” delle sorelle del dottor Giovanni Maria Bicetti, per le sue “doti poetiche”.
Sposata al conte Giuseppe Maria Imbonati, divenne madre di sette figlie e un figlio: Giovanni Carlo Raffaele Pasquale.
Il prof. Gennaro si occupa, quindi, anche di lui. E scrive: «Di Carlo Imbonati è arduo tracciare un profilo morale ed umano»; poi, in una lunghissima (preziosa) Nota, riferisce:
«Presso l’Archivio di Stato di Milano, Studi, Parte Antica, cartella 120, c’è il fascicolo 40 intestato a “Imbonati conte”, il quale a sua volta contiene quattro fascicoletti relativi ad una vicenda che interessò Carlo Imbonati e che forse getta un po’di luce sulla sua personalità e sulle sue idee. Il primo fascicoletto si apre con un documento datato 30 Marzo 1793: “Altezza Reale / N°. 54. / Del Regio Capitano di Giustizia / Rassegna alcuni fogli francesi stati levati nel giorno 18. cadente Marzo a Giuseppe Ortelli Contadino di Cavallasca, e ch’erano diretti al Conte Carlo Imbonati di questa Città, e rassegna pure alcuni schiarimenti circa il modo con cui li detti fogli pervenivano al mentovato Cavagliere”. Seguono quindi gli “schiarimenti”, cioè il racconto dei fatti: “Altezza Reale / Nel giorno 18. del cadente mese fù, da alcune Guardie di Finanza, colto nelle vicinanze di Porteghetto Comasco certo Giuseppe Ortelli, Massaro in Cavallasca, a posta del Conte Carlo Imbonati di questa Città, nell’atto che era incaminato al luogo di Cassina Amata, ed al medesimo fù rinvenuto un piego sigillato colla direzione al sud.° Conte Imbonati, e contenente li seguenti fogli Francesi, cioè: li numeri 61. 62. 66. del Courrier de Strasbourg; li numeri 31. e 33. del Courrier de Paris e li numeri 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. del Moniteur, due Copie per ciascheduno. Fattosi accompagnare all’Ufficio il sud.° Ortelli e sottoposto all’esame per risapere onde avesse avuto quel plico, depose che il Giardiniere di Cavallasca di nome Pietro lo aveva nella sera antecedente avvertito, che nella successiva mattina per tempo dovesse recarsi alla Casa del detto Conte Imbonati situata in Cavallasca, come aveva fatto, ed ivi da certo Prete D.n Felice, che attende agli interessi di d.° Cavaliere, gli era stato consegnato un plico suggellato con cera di Spagna, acciò lo portasse a Cassina Amata a certo Simoncini Fattore in quel luogo dello stesso Conte Imbonati, asserendo, che questa era la prima volta, che aveva avuto simile incombenza, e riconobbe il piego statogli levato dalle Guardie di Finanza per quello stesso, che gli fù consegnato dal mentovato Prete D.n Felice.
Ad oggetto di meglio verificare la provenienza de’ succennati fogli Francesi, spedj un Attuaro di questo Ufficio al luogo di Cavallasca per avere l’esame del sud.° Prete D.n Felice che si qualificò del Cognome Borghi, godendo una Cappellania di ragione del Conte Carlo Imbonati Padrone di quella Casa. Risultò da tale esame che essendo una volta capitato il Conte Imbonati in Chiasso, luogo distante due miglia da Cavallasca, aveva ritrovato certo Antonio Agustone Mercante di Fazzoletti, di Rosolio e di Tabacco in detto luogo e sapendo che questi procurava per suo divertimento de’ fogli, ossia Gazzette della Francia, gli aveva perciò data incombenza di trasmetterle qualche volta anche a Lui, come diffatti l’Agustone aveva da otto o dieci volte interpollatamente portate, o fatte avere le dette Gazzette ad esso Borghi perché le mandasse al Conte Imbonati, portandole talvolta sciolte, che venivano poi da lui suggellate, e consegnate per lo più all’Ortelli, o ad un suo fratello, perché le portasse al sito detto le Due Porte, dove poi il Fattore di Cassina Amata faceva ritrovare un Paesano al quale coll’occasione di portare a Milano della Verdura veniva consegnato anche il plico. Risultò pure, che tali spedizioni incominciarono negli ultimi giorni di Dicembre prossimo passato essendo stato di quel tempo avvisato il Borghi dal C.te Imbonati di spedire li detti fogli nell’accennata maniera in conseguenza d’essere questo stato a fare una passeggiata in Chiasso, nella quale occasione diede l’incombenza all’Agustone di fargli tenere li mentovati fogli, quali disse il Borghi avere bensì rilevato ch’erano Francesi, ma di non sapere precisamente cosa fossero, non intendendo egli tale idioma.
Presentatosi poi a me questa mattina il d.° Conte Imbonati, ed interpellato sulle circostanze de’ sovra indicati esami, admise di avere data sul fine di xbre dell’anno scorso, o sul principio di Gennajo di quest’anno l’incombenza all’Agustone di dargli a leggere li Moniteur, e la Gazzetta di Strasburgo, essendo stata fissata l’intelligenza, che questo glieli mandasse quando gli fosse accomodato, dirigendoli a Cavallasca, al Cappellano Borghi, da cui sarebbero stati trasmessi a Cassina Amata per indi ricapitarli a Milano; Admise pure d’avere in seguito a tale intelligenza, e col metodo sovra detto ricevuti li detti fogli per due, o tre ed anche quattro volte al mese, asserendo che questi erano semplicemente per di lui uso, e che dopo averli letti li rimandava all’Agustone, non servendosi del mezzo della Posta per un riguardo economico: Disse, che d’ordinario l’Agustone gli trasmetteva una copia sola di tali fogli, ma che però talvolta vi erano delle lacune, e talvolta qualche numero doppio, il che però non procedeva perché fosse destinato per altri, ma fosse perché (secondo la sua supposizione) potendo l’Agustone avere simili incombenze da altri fosse per renderlo in seguito inteso con lettera, acciò lo facesse avere a chi avesse dichiarato, ma che finora non aveva ricevuto dall’Agustone veruna lettera. Sulla circostanza poi fatta presente al Conte Imbonati di essersi nel plico rappresagliato ritrovati tutti gli enunciati numeri del Moniteur in duplicato, asserì il medesimo essere questa la prima volta, che ciò succedeva, e che perciò riteneva che l’Agustone volesse poi partecipargli con lettera a chi dovevano essere consegnati li duplicati, ma che finora non aveva ricevuta alcuna lettera, e che li fogli fin qui a lui pervenuti erano stati per suo unico uso. Aggiunse, che aveva desiderato d’avere li detti fogli per mera curiosità, ritenendo che ciò fosse permesso, e si spiegò di desiderare che col mezzo mio fossero assicurati i Superiori de’ di lui sentimenti giusti verso il Sovrano, e verso chi Lo rappresenta.
Stimai preciso di diffidare il detto Conte Imbonati, perché si guardasse dal farsi ulteriormente pervenire fogli dell’indicata natura, e ritenni quelli, che furono levati all’Ortelli (che dopo gli opportuni esami feci mettere in libertà) e diretti al sud.° Cavaliere, quali rassegno qui uniti a V. A. R. alla quale subordino l’occorrente nell’atto, che con la più profonda venerazione mi riprotesto / Di V. A. R. / Milano 30. Marzo 1793. / Umilissimo Servitore / Francesco Bazzettan”.
Il secondo fascicoletto è datato giugno 1793, e contiene i risultati “delle ulteriori informazioni sul punto della introduzione in questa città [Milano] di alcuni fogli proscritti per la via di Chiasso Svizzero”. Carlo Imbonati non viene mai citato. Risulta invece tra i più coinvolti il marchese Alessandro Carcano.
Il terzo fascicoletto è datato 5 aprile 1793 ed è perciò anteriore all’inchiesta contenuta nel secondo. Riguarda i provvedimenti adottati a carico di Carlo Imbonati: nessuna penale, sequestro dei fogli che saranno bruciati.
Il quarto fascicoletto contiene documenti che si possono raggruppare in due parti: a) Breve riassunto dell’azione di polizia relativa a Carlo Imbonati; b) Il non doversi procedere nei suoi confronti: […] Viene inoltre sottolineato che le disposizioni in merito alla proibizione di introdurre fogli francesi devono essere portate a conoscenza del pubblico […]» (L’astrologo trevigliasco…, Nota 26, pp. 64-66).
Quest’ultimo documento è veramente sorprendente sia per i contenuti sia per come si presenta il foglio su cui sono scritte entrambe le “parti” in cui è suddiviso.
Devono essere lette iniziando dalla “parte b)”, perché è stata scritta per prima, nella metà destra del foglio, come tutti gli altri documenti: «La proibizione d’introdurre fogli Stampati in Francia, o ne’ Paesi occupati dalle Armi francesi essendo stata comunicata soltanto alla Censura, e non pubblicata e sanzionata con una penale, non vedo fondamento di procedere più oltre contro il Conte Imbonati, per quanto io abbia esaminati gli ordini veglianti in materia di Censura. Vedrà la Conferenza se non convenisse, ogni qual volta si ordina alla Censura di proibire l’introduzione di qualche foglio od altro, di prevenirne il Pubblico, e ciò per due motivi: I° Perché importa che sia noto ai Cittadini ciò che loro è permesso o proibito. II° Per impedire che tanti in buona fede anticipino il loro denaro a Libraj, o Spedizioneri esteri dando delle Commissioni di produzioni, di cui forse ha già la Censura l’ordine d’impedirne l’introduzione, Ciò che ben Spesso accade come può vedersi dalle Note mensuali o trimestrali de’ Censori che li rimettono alla R. Conferenza. / … li 4 aprile 1793 / Littam».
La metà sinistra del foglio era sempre lasciata in bianco, per eventuali interventi anche di un supervisore e, in questo caso, l’intervento fu drastico, perché il primo testo fu annullato con due tratti incrociati di penna e la dicitura: «Non serve», e nello spazio a sinistra non compare neppure una considerazione del Consultore Littam, bensì il “breve riassunto dell’azione di polizia”, menzionato dal prof. Gennaro:
«Il R. Capitano di Giustizia rassegna alcuni Fogli francesi stati levati dalle Guardie di Finanza nel g.no 28. dello Scorso Marzo nelle vicinanze di Porteghetto Comasco a Giuseppe Ortelli di Cavalasca Massaro del Conte Carlo Imbonati di questa Città a cui erano diretti. Specifica li Fogli sud.ti, ed il modo con cui da Chiasso venivano spediti da certo Antonio Agustone Mercante di Fazzoletti, di Rosolio, e di Tabacco in d.to Luogo, al sud.° Conte Imbonati, dal quale saputosi il fermo di detti Fogli si è presentato allo stesso Capitano di Giustizia, protestando di avere chiesti d.ti Fogli per mera curiosità, e desiderando che venissero assicurati i Superiori de’ di lui giusti Sentimenti verso il Sovrano, e chi lo rappresenta».
Mancano sia la data, sia la firma, che però è riconoscibile nell’intestazione, aggiunta – si direbbe – in un momento successivo: «Protocollo corrente del Consult.e Littam».
“Qu’en déduire”?
Cosa dedurne?
Oh, tutti i temi sottesi ai documenti in questione aprono la strada alle diverse “visioni” che si possono avere della Rivoluzione francese, ma, prima di percorrerla, ai fini della mia ricerca è importante riflettere sul ruolo di uno dei quotidiani francesi che l’Imbonati riusciva a ricevere, due, tre e anche quattro volte al mese: il Moniteur.
Il giurista e storico Giuseppe Maranini scrive: «Le Moniteur Universel [sottotitolo della Gazette Nationale] è in Francia e in Europa il primo fortunato esperimento di grande giornale ufficioso di informazioni. Il geniale creatore di questo foglio non si proponeva di combattere per una fazione o per un’idea: si proponeva solo di tentare una speculazione editoriale, offrendo un grande strumento di informazione, molto bene organizzato, e tale da trovare larga accoglienza nel paese. Per navigare attraverso le tempeste della rivoluzione senza esserne travolto, il giornale doveva essere, come fu, relativamente spassionato, relativamente obbiettivo, e soprattutto sempre in armonia con il potere, dovunque il potere si trovasse, e quale che fosse la sua voce. Ma proprio questa sua versatilità ne fa un repertorio di eccezionale valore e interesse. […] Chi voglia sapere che cosa dicevano e che cosa consentivano che fosse detto gli uomini che si avvicendavano al timone in quegli anni, non potrebbe trovare una fonte più soddisfacente. E poiché con rapida successione realisti, foglianti, fayettisti, girondini, momtagnardi (a tacere di tutte le sottofazioni, come Dantonisti, Maratisti, Ebertisti, Roberpierristi ecc,) fecero il loro tragico esperimento di governo, noi troviamo, in successione cronologica, nelle pagine del Moniteur, l’opinione, le illusioni, le speranze di tutti gli uomini più eminenti del periodo rivoluzionario, nel momento nel quale la loro azione ebbe maggior rilievo storico» (La rivoluzione francese nel «Moniteur», Edizioni di Comunità, Milano, 1962, pp. XII- XIII).
Ebbene, nell’arco di tempo in cui l’Imbonati ammise di essersi procurato quotidiani francesi, per sua “curiosità”, “gli avvenimenti politici, i dibattiti, gli Atti ufficiali, inseriti nel Moniteur esattamente come erano stati formulati”, riguardarono due eventi tremendi: l’11 dicembre 1792, a Parigi, era iniziato il processo di Luigi XVI; il 21 gennaio 1793, l’ex Re era stato ghigliottinato.
Stava accadendo, insomma, ciò da cui aveva messo in guardia il Fratello Arcesilao, nel Mémoire:
«Uomini ambiziosi si servono dei momenti di disordine per gettare un’altra rete, spesso più fitta, per imporre un altro giogo, spesso più duro, sulla specie umana e per spingere verso un abisso di segno opposto tutti coloro che avevano voluto solo rimediare ai mali del presente: testimone Cromwell, testimone il re di Svezia regnante, che ha trascinato i suoi partigiani ben al di là della direzione verso cui miravano» (La religione dei moderni, p. 81).
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* Erminio Gennaro, L’astrologo trevigliasco Giovanni Maria Bicetti De Buttinoni (1708-1778), Cassa Rurale ed Artigiana – Treviglio, p. 42