GIUSEPPE VARNIER
Come dicevano gli Stoici
Nell’aria dell’inverno
Ripido, sole
Entra e traspare.
Mondi.
Sogni.
Sei
Dentro l’espansione in ogni odore,
Di legno bruciato o tristi funghi.
Sull’acqua di gelo che si increspa
Il sublimarsi del calore
È il tuo tropo come ogni cosa bella.
Il pruno
Attendo che fiorisca il pruno
E la temperatura di Febbraio bruci
Finché pulizia ed ordine
Nelle cose della mente e nei miei panni
Strane e perfette regnino
Lo stesso regno di giorni e stagioni.
La morte ha la sua logica, su in alto.
Testamento
Se tutto questo un giorno dev’essere vostro
Non voglio lasciare niente in eredità.
Per prima cosa, dalle vostre menti,
Cancellerò e bandirò i colori
Le ombre di grigio non avranno scampo.
Poi rasciugherò i rumori, e tutta la musica
In un acufene unico e inudibile
E anche le vostre lacrime renderò mute
Non avrete il conforto del dolore
Avete capito bene
Tutto il dolore sarà il mio.
Non voglio lasciarvi tutte le parole
Per benedire i soli dopo di me.
E da ultimo suggerò tutti i nomi
Dalle cose
Con il suggello dell’assenza
E sarò il solo Oggetto del silenzio.
The Land Is Death
I will go native. What if the wild is death?
Ferns open like a mouth all green and black
Along the path, still I am not afraid
But for the sudden wrath of hidden birds
That know my strange soul. Here is a depth
(born not of soaring heights, only of dearth)
Keeping us down – well under the cloud-cloth -
Where heaving grass is forgotten by the scythe
And dead men’s shrouds keep wandering for their hearth.
Remember I was your first one, your first thorn
Piercing you deeper down than all the wealth
That you could love at the bottom of the earth.
Me no man’s son, you – ‘daughter of the heath’ ,
Like two lands bordering on a barren thought,
Together making out a thorough loss…
Sense unrequited robs me of my text.
Giuseppe Varnier (1959) genovese, dopo gli studi di filosofia alla Scuola Normale Superiore è professore associato all’Università di Siena; i suoi interessi di studio lo portano verso la filosofia analitica, la poesia fa da contrappeso. Ha pubblicato presso l’editore Di Felice due raccolte, Linguaggio e Singolarità e poesie sulla rivista Altraparola.
(La foto di Ros Ventura è tratta da Albero: dittici)