Dall’introduzione di Alessandro Fo “Un incantato spazio liminare: le Cento poesie di Franca Alaimo”
Le cento poesie che compongono la nuova raccolta di Franca Alaimo evocano, sul piano letterario, uno spazio incantato: un luogo che congiunge gli spazi della casa all’epifania di una moltitudine di delicati elementi di natura, vegetale, animale, minerale («la mia anima è tutta minerale»). Vi incontriamo «il canto dei passeri/ la luce lenta», «l’azalea con i boccioli/ rosei come capezzoli infantili./ Il respiro della mia gatta», «le gole delle allodole/ nel primo biancore dell’alba», e molte altre presenze di animali e soprattutto di fiori, dal «sangue dei papaveri» che «zampilla nel vento», al «giallo profumato dei limoni», alla «pianta delle tazze d’oro/ e quella delle trombe degli angeli», «i fiori vermigli/ del cisto marino». Lo confessa la voce stessa della poesia: «Il mio foglio/ è un giardino». E, insieme, vi incontriamo il silenzio, la pioggia, le foglie cadenti; le stelle, ma anche «il cielo nerissimo, senza astri», e ‒ molto spesso ‒ la luna («mi inginocchio davanti alla luna,/ il volto più bianco del mondo»). Un campo rigoglioso, circondato dai cardi, si fa metafora dell’alternarsi di felicità e dolore. Non mancano, a incrementare l’aura di ‘raccoglimento’, i libri e le letture (Rilke, Pizarnik, Bonnefoy, Lorenzo Pataro, Nina Cassian, i miti di Narciso e Palinuro) ‒ nonché, naturalmente, la dedizione allo scrivere poesia («il primo incantamento/ è il bianco del foglio»). Nella seconda sezione, La figliatura, il discorso metapoetico mette in luce i cardini della sua operazione poetica, dal momento dell’ispirazione («Chiamo l’angelo ogni volta che scrivo») allo studio delle pieghe della vita, all’indagine intorno a ogni parola, perché, crescendo sul dato di esperienza (spesso doloroso) si faccia, anch’essa, fiore [...]. Nello stesso tempo, a conferire all’intera raccolta un taglio morbidamente malinconico, intervengono i numerosi riferimenti al confine dell’avventura personale: uno sguardo costantemente rivolto al ‘poi’, a un ‘aldilà’ dai connotati naturalmente indistinti. «Nel luogo senza luoghi,/ nel tempo senza ore». Lo stesso «vuoto silente/ che è degli animali ricongiunti/ alla loro gracile innocenza». [...] Sullo sfondo, un riservato atteggiamento di preghiera, tentativo di conversazione con un Dio ancora piuttosto lontano («quelle lettere segrete/ che solo per paura io non Ti mando»), pur se qui vicino invece agiscono certi suoi misteriosi angeli. E, contestualmente, un profondo apprezzamento del bene costituito dall’esistere, e una sentita, velatamente commossa, riconoscenza per le offerte che la vita non solo ha presentato, ma può continuare a presentare finché il respiro durerà. «L’anima si difende/ sotto il trotto del sangue».
Da 100 poesie (peQuod 2024)
Sotto l’accecante luminio del sole
si stende il campo, giallo e nero,
riarso. Tutto intorno lo cinge
una barriera di cardi spinosi.
Lo sguardo trova ovunque
nuove metafore del dolore.
*
Il silenzio delle mani vuote
nell’ora che porta via le cose.
La vetrata che il vento scuote.
Gli uccelli, la strada, le case
sotto il tetto cinerino del cielo.
Le fotografie dei morti sul comodino:
volti che furono sostanza amorosa,
perduti, laggiù, nel Grande Sonno.
*
Nel buio della sera
faccio fatica a starmene così,
senza viso, in una stanza vuota.
Potrei alzarmi, accendere la luce.
E invece continuo a sonnecchiare
e la testa mi cade e ricade sul petto,
andando e tornando dal nulla.
Finché mi fa chiasso nelle orecchie
il battito furioso della pioggia
sulle lamine delle tapparelle.
Mi dico che vorrei prendere commiato
da tutte queste lacrime.
*
E poi a primavera gli uccelli
dei mille viaggi galleggiano
nel cielo come gemme.
Il disco del sole disegna
rosoni scintillanti
tra le guglie degli alberi.
Nella frescura della sera
da finestra a finestra le parole
della vita quotidiana raccontano
la promessa del domani.
*
Lo so che te ne stai nascosto
da quando ho incartato la gioia
come una caramella da tenere in tasca.
E va bene, mio Dio, fa’ quel che ti pare,
conosco da sempre l’abbandono:
è questo vuoto qui, in mezzo al cuore,
è questo sentirsi vivi invano.
Da qualche parte, ne sono certa,
tu ridi e aspetti la primavera:
Io – esclami – sono un fanciullo allegro
e non voglio avere niente a che fare
con quelli che corteggiano la morte.
*
Nel giardino di Gianna
crescono accanto
la pianta delle tazze d’oro
e quella delle trombe degli angeli.
I botanici le chiamano rispettivamente
Solandra maxima e Suavis datura.
Lei non sa di coltivare metafore.
Loro non sanno di nominare lo stupore.
*
Volere essere amata
disperatamente
fino alla rabbia del pianto,
all’insolenza delle mani.
Io ero senza, non ero.
Amavo soltanto le stelle cadenti,
finché dopo la sepolta,
dopo la raggelata, la Poesia
mi generò per la terza volta.
Per questo scrivo: per amarle,
per amare, per perdonarle,
per perdonarmi.
Franca Alaimo, nata a Palermo nel 1947, esordisce come poeta nel 1991 con Impossibile luna (Antigruppo Siciliano), a cui seguiranno altre venti sillogi, le più recenti delle quali sono: Elogi, (Ladolfi 2018); sacro cuore, (Ladolfi 2020), Oltre il bordo, (Macabor 2020), 7 poemetti, (InternoLibri 2022), Pentru Altundeva, (Cosmopoli 2022). Sul sito La Recherche ha pubblicato quattro e-book (tre sillogi poetiche ed un epistolario). Ha collaborato con P. Terminelli nella redazione della rivista L’involucro, con T. Romano in quella di Spiritualità & Letteratura, e con Maggiani e Brenna, direttori della rivista online La Recherche. Attualmente dirige la collana poetica per le edizioni Spazio-Cultura, Palermo. Ha tradotto dall’inglese due brevi sillogi di Peter Russell. Ha pubblicato saggi sulla poesia di D. Cara, T. Romano, G. Rescigno, L. Luisi, F. Loi, l’Antigruppo siciliano, V. Fabra, e centinaia di recensioni sulla produzione dei poeti contemporanei. È presente in molte antologie (Newton Compton, LietoColle, Aragno, l’Arca Felice, etc..) e riviste (tra le quali, Poesia di Crocetti, Atelier, Italian Poetry Review, Il Portolano, Poeti e poesia) e storie della letteratura contemporanea, tra le quali Insulari. Romanzo della letteratura siciliana, a cura di Stefano Lanuzza (Stampa Alternativa, 2009). Nel 2018 ha curato per l’editore Ladolfi, insieme a Antonio Melillo, l’antologia L’eros e il corpo. Un’auto-antologia è uscita nel 2017 sul sito online Bomba Carta, gestito da Liliana Porro e Elio Andriuoli. È autrice di tre romanzi: L’uovo dell’incoronazione (Serarcangeli 2001); Vite Ordinarie, (Ladolfi 2018); La gondola dei folli (Spazio Cultura). Alcuni suoi testi sono stati tradotti in varie lingue (tedesco, spagnolo, inglese, cinese). Nel 2020 Bonifacio Vincenzi le dedica una monografia, che inaugura una collana sulla poesia insulare. È stata recentemente inserita in Dizionario critico della poesia italiana (1945-2020), a cura di Mario Fresa (Società Editrice Fiorentina 2021) e in Contemporary sicilian poetry, a cura di Ana Ilievska e Pietro Russo (Italica Press, New York, 2023). Gestisce la rubrica “Fulgore e poesia” per la rivista letteraria “L’estroverso”, diretta da Grazia Calanna.
( A cura di Silvia Rosa)
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