LORENZO PIRO
Storie
Scarabocchiano il seno come pagine
cariche di memoria. Tutt’intorno è justicia
reparación antifascista senza se
o ma sulla corona floreale. Lezioncina
di metastoria a breve termine, impartita
laggiù davanti all’arco, contro l’arco
della vittoria. E il varco pullula di candele,
lo attraversano
disegnando una lancetta che dilata
per strada i suoi ultimi istanti: le rose
perdono petali raccolti
dai militanti.
Briciole. Ma se
il futuro fosse pane, lievitasse
dentro il margine, dico. (Quando è sazio
e ha poca voglia di pensare, un passero
gioca nella cenere). Nell’ombra
liberata dal tramonto
sull’eclissi di Venere.
*
Lezioni di nuoto
«Lasciarsi andare no, non è facile dice
dimenticarsi il peso del corpo. Io d’altronde
insisto: credo infatti che più della memoria
agisca in noi l’oblio – auspico nuovi paradigmi:
leggeri sì ma solamente tarando la bilancia
virtuale su metri di umiltà, i buchi neri
per esempio. E potrei con i tempi che corrono
immaginarmi un tuffo all’improvviso farsi
volo, difficile è semmai accettare di affondare
quanto serve per poi tornare a galla tra i marosi
imparare daccapo la resistenza dell’acqua».
*
Plaza de Mayo
Vorrebbero parole versi messaggi
per dire il vostro sonno, conciliando
il proprio. Ma più pesante di una palpebra si fa
il passo nella piazza, l’istinto delle madri
orfane. E sventola un fazzoletto
bianco sulla casa, gazze ladre
ancora planano saltellano rapiscono
piccole gioie dal suo letto appena smesso.
Mentre forse si risveglia in una notte
morbidissima, lei. Altrove. All’orizzonte si sgretola
una piramide di gesso.
(A cura di Silvia Pio)
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