Il Mortorio di Garessio

Il Mortorio. La deposizione

Il Mortorio. La deposizione

ANTONIO VIGLINO

Il Mortorio è una Sacra Rappresentazione che costituisce il maggior vanto del paese di Garessio — e ciò vale non solo rispetto al recente presente ma anche rispetto agli scorsi decenni nei quali tante e diverse manifestazioni davano corpo alla vocazione turistica della cittadina.
Come ha messo in luce il compianto prof. Fulvio Basteris (Il Mortorio di Garessio. Origini – Storia – Testi – Fotografie, Gi-gò edizioni, Mondovì 1988) la Sacra Rappresentazione affonda le radici nel XVIII secolo, quando la Confraternita di San Giovanni del Borgo Maggiore introdusse la Passione di Gesù, sia come processione sia come recita di un Oratorio. La Deposizione di Gesù dalla Croce è una recita in cui San Giovanni, la Maddalena, la Madonna, le Pie Donne, il Centurione, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo declamano versi che accompagnano la deposizione del corpo di Cristo dalla Croce. Parte integrante della Deposizione, nonché protagonisti della porzione del Mortorio antecedente alla Deposizione stessa, sono gli angeli, quelli dei Misteri e quelli Maggiori, che cantano o recitano parafrasi del Miserere e sestine degli Angeli dei Misteri. A partire dal secondo dopoguerra, il Mortorio si è arricchito di quattro quadri introduttivi: l’Ultima Cena, Gesù nell’orto dei Getsemani, il rinnegamento di Pietro, e Gesù di fronte a Pilato, con a coronamento il suggestivo monologo di Giuda.
La cifra peculiare del Mortorio è che tutte le comparse sono comuni cittadini, che offrono la propria spontaneità e la propria dedizione per rendere l’ineffabile sacralità delle scene rappresentate.
Si è menzionato il passato florido di Garessio: tra le due guerre mondiali, ed ancora prima, Garessio era un centro molto più popoloso dell’oggi, e soprattutto era una meta turistica molto ambita, quasi una propaggine a quota più alta della Costa Azzurra, con fresche acque e cornici di verde smeraldo. Ancora negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso molti erano i villeggianti che occupavano i numerosi alberghi e le pensioni; poi a partire dagli anni ‘80 è iniziato per Garessio il declino, tanto lento quanto inesorabile. Le politiche nazionali del turismo hanno stretto le maglie, concentrandosi sui luoghi più significativi e sacrificando le realtà minori, da un lato, e dall’altro il mutamento delle abitudini vacanziere e dei costumi hanno condannato Garessio a dover subire una contrazione sempre più evidente del turismo, al punto che per lunghi anni non un solo albergo offriva ospitalità nella cittadina — e l’invertire questa tendenza per riconquistare attrattive turistiche pare molto difficile, se non proibitivo.
Sarebbe però necessario che Garessio restasse un paese vivo, combattesse il declino e rivendicasse le proprie beltà, di signora un poco attempata ma sempre interessante.
E cosa sfoggiare, se non il diamante più bello della propria corona?
La cadenza con cui si rappresenta il Mortorio è di quattro o cinque anni, a seconda se la Pasqua sia alta o bassa. A causa della recente pandemia, nel prossimo 2025 saranno otto anni dall’ultima messa in scena del Mortorio.
Parrebbe quindi auspicabile, se non addirittura vitale, che i decisori ed i volenterosi che nei decenni a diverso titolo e con uguale impegno hanno permesso la realizzazione della rappresentazione concordassero di mettere in opera la Sacra Rievocazione. E in vero pareva che molti così ritenessero, senonché recenti contese tra diverse anime del Mortorio, scaturenti da reciproche piccole prevaricazioni e conseguenti ripicche, paiono aver relegato nel limbo l’edizione del Mortorio per il 2025, e per gli anni venturi.
Il rinvio sine die del Mortorio sarebbe probabilmente la pietra tombale per la velleità di Garessio di continuare ad essere qualcosa di più che un agglomerato di case e montagne.

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