FRANCESCO RANDAZZO
C’erano mattine senza luce,
gonfie di presagi obliqui,
sembrava tutto fosse grigio
per volere di un dio stremato.
L’odore di caffè pungeva
la mente a svegliarsi eppure
era difficile credere nel giorno.
Si restava a letto sospesi
come su una nube d’oblio.
Non c’erano carezze,
non c’erano parole,
soltanto respiri profondi,
per cercare di sentirsi
ancora vivi, ancora qui
senza un perché, mentendo.
Quando all’improvviso
un taglio di luce solare
colpiva gli occhi stremati,
di colpo la coscienza, un balzo.
E alzandosi finalmente
per quella labile promessa,
si diceva sorridendo ancora.
“E fu sera e fu mattina, un nuovo giorno”.
*
È così fragile ogni vita, filo di seta
facile a bruciarsi e dissolversi, filo
che si lega ad altri per resistere,
così s’intrecciano esistenze in corpi
di fulgente bellezza che decade sempre.
È così fragile ogni vita, sfuma la mente
come un’immensa biblioteca corrosa
tra pagine e pergamene incomprensibili,
archivio scompigliato dagli eventi,
papiro srotolato in abbaglio eterno.
Allo specchio si riflettono giovani
che non sanno vedere il presagio
del tempo che sfalda e corrode,
per fortuna si lanciano sfrontati,
correndo eterni verso l’infinito.
Se potessimo vedere il volto scuro
che la luna nasconde da millenni,
conosceremmo lo spavento, il pianto
ad ogni giorno in albe mostruose.
È fragile ogni vita, ma che gioia,
fingere che un momento duri sempre,
svegliarsi con sorpresa e poter dire:
“E fu sera e fu mattina, un nuovo giorno”.
Francesco Randazzo, Fara Editore, 2024.
Dalla prefazione di Alessandro Ramberti:
«Il poeta esule ha in sé tracce profonde della nativa Sicilia nella forte compenetrazione di una tonalità sanguigna e abbagliante con il nero assoluto che prefigura l’abbraccio inevitabili che tutti ci attende, quella soglia inquietante e tenebrosa a un oltre che si fa vivo già nell’ora che stiamo – non di rado inconsapevoli – trascorrendo. (…) La poesia di Francesco Randazzo è una lastra fotografica sensibilissima che emoziona e lucidamente registra le ragioni del cuore (del suo e del nostro). (…) I poeti, come i profeti, sanno vedere oltre, lontano e, come Nathan fece con Davide, possono scuoterci, tirarci fuori dalle nostre bolle di transitoria e deleteria onnipotenza.»
Francesco Randazzo è scrittore e regista. Laureato in Regia, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, nel 1991. È attivo in Italia e all’estero come regista e autore per importanti teatri e festival. Ha pubblicato con vari editori, testi teatrali, poesie, racconti e quattro romanzi; ha ottenuto numerosi riconoscimenti in premi di letteratura e drammaturgia nazionali e internazionali. Parallelamente ha svolto attività didattica con corsi di recitazione, regia, drammaturgia e scrittura creativa, storia dello spettacolo, stages e conferenze per varie istituzioni pubbliche e private.
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(A cura di Silvia Pio)