Dizionario della solitudine felice. A come ATTENZIONE

attenzione

SILVIA PIO

La solitudine è una condizione che viene percepita diversamente da ognuno ed è quindi di difficile definizione. Per molti “solitudine felice” è un ossimoro, una contraddizione; spesso il termine viene associato all’opposto, cioè all’infelicità, alla depressione, all’isolamento e alla vecchiaia.
È più corretto, forse, dare alla parola un significato neutro, nel quale si può far entrare di tutto. Tuttavia mi sembra che questa condizione sia sempre desiderabile, seppure in maniera temporanea, e sia facilitatrice di poesia, arte, idee e, in fin dei conti, benessere.
Sotto questa luce ecco alcuni altri concetti in una specie di dizionario alfabetico. Iniziamo dalla lettera A.

ATTENZIONE
La distrazione accompagna spesso la solitudine, come via d’uscita ai pensieri e alle emozioni che possono assalirci quando non c’è nessuno intorno.
Conosco persone che tengono radio o televisione accese, o scorrono i social in maniera ossessiva. Persino leggere o scrivere sono un modo, forse più sofisticato, per evitare di guardare in faccia la solitudine.
L’angoscia è in agguato, o – se ci va bene – la noia. A volte la paura.
Ma cosa ci potrà mai capitare quando siamo soli? Guardiamoci intorno: quanti dettagli possiamo cogliere. Concentriamoci su forme e colori, luci e ombre, cerchiamo anche in luoghi consueti quanto possiamo trovare di nuovo, di mutato, di inaspettato.
L’assenza di persone o di cose da fare è un’occasione preziosa per focalizzarci sulle infinite sfaccettature del reale, e trovare compagnia in noi stessi.

Guardare dalla finestra è un passatempo delizioso. Non tutti possono avere un bel paesaggio ispiratore davanti a casa, ma c’è sempre qualcosa da osservare a meno che la finestra non dia su un muro, situazione che ho trovato solo a Venezia o in certi carrugi liguri.
Scommetto che anche se abbiamo vissuto per anni nella stessa casa, scrutando con attenzione possiamo trovare dettagli nuovi, a volte inimmaginabili. Crepe sui muri che prendono forme e raccontano storie, cambiamenti stagionali sui quali possiamo misurare il tempo – e imparare che nulla è mai uguale -, modifiche apportate da chi vive vicino a noi che ci danno interessanti indizi sull’identità e il carattere dei nostri vicini.
Se chiudiamo gli occhi, poi, l’attenzione si concentra sui suoni: rumori della natura, piacevoli come il canto degli uccelli (possiamo imparare a riconoscerli come attività di approfondimento), lo scorrere dell’acqua (possiamo misurare la profondità e la velocità del fiume o del torrente solo sentendone il rombo), o la pioggia, portatrice di emozioni romantiche o di apprensione (chiedete a chi ha fatto esperienza di alluvioni). Oppure suoni molesti come quello del traffico (chi ci sarà dentro all’automobile che strombazza e che accelera? Chi viaggia sui treni di notte?), i decespugliatori mattutini (il garbo o meno di chi usa tali attrezzi può, anche in questo caso, dirci molto) o i mille altri baccani dai quali siamo circondati.

Questa attività di attenzione visiva e auditiva, fa nascere sempre un coinvolgimento personale ed emotivo, che possiamo guidare verso il bello, il piacere, magari la felicità. Ci vuole un po’ di allenamento per saper allontanare i brutti ricordi o i dolori del presente, ma il trucco della solitudine felice sta proprio qui. Solo bei pensieri.

(Foto dell’autrice)