EVA MAIO
La visione di opere in acquerello per me è un appuntamento con la bellezza lieve, con il fascino di ciò che si presenta etereo eppure ha la forza di ammaliare.
Le trasparenze, l’indefinibilità dei contorni e quel grado di casualità sospingono lo sguardo a multipli percorsi proprio perché l’imprevedibilità dell’acqua che viaggia come vuole a contatto con il diverso assorbimento della carta fa sì che ogni opera sia irripetibile.
Tutto mi pare alluda a ciò che nella vita non è incanalabile, a ciò che ci sorprende, a ciò che non programmato va accolto e se ne coglie col tempo la ricchezza.
Ho la fortuna che una cara amica si diletta in quest’arte con tocchi di arditezza e originalità notevoli.
Questi due volti mi sono piaciuti tantissimo proprio per la scelta dei colori inusuali nel ritrarre visi e per quelle colate coraggiose di azzurri e rossi.
Sorprese di luci
a vestire svestire
i visi
con colate di azzurri
di rossi azzardati
che il dentro dei volti
è marea
che il mutare di onde
e lo stare dei lidi
s’appellano
all’ ondeggiare attento
dei nostri occhi
lì a guardare.
È un evocare
albe tramonti
scialli di violetto
a cantare sui volti
geografie
in tratti
accennati soltanto
o mappe
tra capelli e ciglia
e sono nidi d’ombra
trasparenze
a raggiungerci
a parlarci.
Sono giochi
d’acqua e di pigmenti
arditi
a scivolare su carta
a regalarci sodalizi
tra il certo
e l’incerto
a farci scorgere
il vero d’un ritratto
in soffi chiari
di vento
e cirri e scomposte
nubi vaganti.
È come un viaggio
in ibridi colori
a intercettare
le declinazioni
di un viso
in quel momento
così in occhi zigomi nasi
il dentro il fuori
è vicino lontano
ad un tempo
che sovrano è il rispetto
del mistero
che siamo.
Gli acquerelli sono di Zita Giraudo
(A cura di Silvia Pio)