A che punto è la notte? Dieci saggi fra pensiero debole e metafisica nell’ultimo libro di Sottocornola

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Molto spesso per affrontare tematiche complesse e specialistiche siamo costretti a far riferimento a corposi volumi ove la chiarezza latita e il sotteso non-detto è che l’accesso sia per addetti ai lavori, col risultato che rinunciamo in partenza alla nostra personale indagine, convinti di non avere le competenze necessarie, fermandoci ad una sommaria e non argomentata opinione.

A che punto è la notte? Tracce di pensiero vigile (Oltre Edizioni, 2024), che raccoglie dieci saggi di Claudio Sottocornola, filosofo e scrittore, si muove invece “in direzione ostinata e contraria”, nel segno di una chiarezza anche divulgativa, che tuttavia implica e presuppone il rigore di una ricerca che – a dispetto della contemporanea e ostentata “debolezza di pensiero” – tende a una visione, nel mentre inanella input per niente scontati sui grandi temi alla ribalta dell’attuale dibattito culturale.

Redatti originariamente per la rivista “Il Cenacolo” nel 2023, nella rubrica che ha per titolo “Lo sguardo filosofico”, tali saggi, qui nella versione integrale molto più estesa, affrontano ambiti etico-gnoseologici di frontiera: il rapporto fra psiche e mente nel definire le condizioni della libertà umana e l’eventuale sopravvivenza dell’anima, la rivalutazione del mondo animale rispetto ad antropocentrismi dagli esiti efferati e crudeli sulle altre specie e sull’ambiente, la considerazione scientificamente attendibile circa la possibilità di forme di vita intelligente nel cosmo e la conseguente ridefinizione dei nostri parametri etico-religiosi in relazione ad esse, l’emergere di un nuovo paradigma esplicativo della dimensione sessuata nell’essere umano, correlato al moltiplicarsi degli studi di genere e all’attivismo dei movimenti lgbtq+, che interroga le nostre società. Ma non mancano anche riflessioni che più specificamente si addentrano nella dialettica culturale del post-postmoderno, sulla crisi dell’estetica contemporanea quale sintomo di un declino antropologico più radicale, sulle opportunità del pluralismo in un contesto epistemologico dominato dalla categoria di post-verità, sul (falso) dilemma della dialettica fra natura e cultura nel dibattito attuale. Infine, si chiude con due riflessioni più direttamente correlate all’ambito della spiritualità, relative alla crisi del sacro nel mondo tecnico-scientifico in cui ci muoviamo, e alla categoria di infanzia spirituale, in una ideale sintesi fra teologia e psicologia contemporanea.

Claudio Sottocornola, nel perseguito connubio fra  ricerca e divulgazione, ama infatti filosofare a partire dai nodi dell’attualità e dell’esistenza, intercettando in tal modo un pubblico trasversale, cui si è rivolto anche attraverso musica, poesia e immagini, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano, praticando tre piste prevalenti di indagine: l’autobiografia intellettuale, l’ambito della cultura pop(ular), la crisi e ricontestualizzazione del sacro nella contemporanea civiltà occidentale. Già docente di Filosofia e Storia, Materie Letterarie, Scienze dell’educazione, ma anche di Storia della canzone e dello spettacolo alla Terza Università di Bergamo, Sottocornola si caratterizza per un approccio versatile al sapere, inteso come prospettico, interpretativo, inclusivo. Tale atteggiamento emerge anche nell’analisi delle tematiche più spinose, ove egli intende promuovere dialogo, suscitare conversazione, aprire piuttosto che chiudere orizzonti di comprensione.

“A che punto è la notte?” (citazione di Isaia 21,11), in particolare, persegue l’ambiziosa aspirazione di coniugare gli stimoli del pensiero debole con l’eredità della metafisica e del pensiero classico, grazie a un approccio ermeneutico indirizzato alla ricerca di segnali di senso entro il nichilismo contemporaneo, che interpella una quotidianità difficilmente decifrabile, in cui rinveniamo solo risposte parziali, prospettive provvisorie, squarci frammentari ed episodici di verità e bellezza, “anche se poi è subito sera, e dunque sta piuttosto nelle tenebre il nostro destino di umani che – probabilmente – mai escono interamente, o stabilmente, dalla caverna platonica e dunque è lì, nella promiscuità e nel frastuono del non-senso che, alla fine, quel senso devono cercare” (Introduzione).

Lo scenario notturno suggerito dall’immagine della sentinella biblica diviene allora metafora di un approccio congetturale, incline alla verosimiglianza più che all’evidenza, pragmaticamente esistenziale, e proprio perciò escatologico e metafisico, perché l’attraversamento notturno evoca in qualche modo la trascendenza che lo abita, il nostro radicale nomadismo rispetto ad essa, e la marginalità al sublime che continuamente rasentiamo in tale ricerca. Anche se – afferma Sottocornola – “non si può dichiarare tra i ma e i se, ma si deve piuttosto affermare la bontà del viaggio, la ragionevolezza della meta, la possibilità del cammino, se si vuole in qualche modo continuare a viaggiare, camminare, tendere oltre le tenebre del mistero che ci avvolge”.

Accanto alla dimensione critica dunque, l’autore propone una prospettiva in qualche misura costruttiva e progettuale. La crisi del sacro e la sua eventuale rimodulazione nella contemporanea civiltà occidentale diviene così chiave di lettura nell’affrontare i più disparati argomenti, e ciò spiega i riferimenti metafisici e teologici frequenti, assunti – come sempre in Sottocornola – non in senso rigorosamente confessionale, ma piuttosto ermeneutico, ovvero trasversali alla condizione credente, non-credente o diversamente credente, rendendoli disponibili al di là di ogni steccato di appartenenza. L’approccio utilizzato presuppone pertanto un rapporto evocativo e mai proprietario rispetto a ciò che viene argomentato, soprattutto quando l’oggetto in questione sia riferibile a ciò che chiamiamo Dio, per il quale si rimanda all’apofasia (o silenzio) e alla ricerca come attitudini più adeguate all’indagine. “Ecco perché – conclude Sottocornola nella Introduzione citata – alla notte, comunque si torna, e alla scansione del domandare, al duro lavoro di esistere”.

Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959) si è laureato all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della teologia. Già ordinario di Filosofia e Storia nei licei, è stato anche docente di IRC, Materie letterarie, Scienze dell’educazione e Storia della canzone e dello spettacolo alla Terza Università di Bergamo. Iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1991, ha collaborato con diverse testate, radio e tv. Come filosofo si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di interpretazione, alla cui luce indaga il mondo contemporaneo, ed ha spesso utilizzato musica, poesia e immagini per parlare a un pubblico trasversale, nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. È autore di numerose pubblicazioni, che coinvolgono tre aree tematiche prevalenti: l’autobiografia intellettuale, la cultura popular contemporanea, l’attuale crisi del sacro in Occidente e la sua possibile rimodulazione teologico-filosofica. Fra le opere più recenti, “Saggi Pop” (Marna, 2018), “Parole buone (Marna/Velar, 2020), “Occhio di bue” (Marna, 2021), “Tra cielo e terra” (Centro Eucaristico, 2023), “Fiorire nel deserto” (Velar, 2023), “Così vicino, così lontano” (Velar, 2023), “A che punto è la notte?” (Oltre Edizioni, 2024).

 

Sito: www.claudiosottocornola-claude.com

Canale YouTube: CLDclaudeproductions

Altro percorso sul tema della notte è stato realizzato da Sottocornola nell’itinerario visivo “Mythos” (CLD, 2021): su “Margutte” è reperibile QUI

(a cura di Gabriella Mongardi)