Dal Comitato Vivere la Costituzione di Cuneo riceviamo e pubblichiamo.
I giorni successivi a una manifestazione ci si interroga sulla riuscita della stessa e su quel che rimarrà dell’evento.
Cosa dire delle centinaia di persone, di diverse provenienze – anche molti abitanti della Valle Gesso – e appartenenze sociali che hanno risposto all’appello del comitato e hanno riempito il piazzale antistante Villa Bianco?
Cosa dire delle donne e degli uomini che hanno ascoltato con visibile emozione le orazioni di Michele Calandri, Paolo Allemano, Marco Revelli?
Una comunità che si è riunita in maniera ordinata e pacifica per celebrare la storia di quella vallata, per ricordare quel che è stato e per non dimenticare i sacrifici, le lotte per la libertà, le morti inutili di tanti giovani mandati a combattere una guerra di altri, in luoghi di cui ignoravano l’esistenza.
Bastava scorrere i visi delle figlie e dei figli dei partigiani presenti, cogliere la commozione di molti al richiamo dei tanti alpini morti in Russia per comprendere quanto un gesto improvvido e superficiale, figlio di un revisionismo ignorante, abbia ferito le coscienze e la memoria collettiva.
E non bisogna fermarsi a quelli che c’erano ma bisogna ricordarsi dei tanti che in questi giorni hanno inviato messaggi di sostegno alle associazioni aderenti al comitato e hanno intasato la casella di posta del comune di Valdieri per protestare contro il riconoscimento della cittadinanza onoraria a Emanuele Filiberto.
Il sindaco ha cercato nemici (nel solco della tradizione…), ha parlato di odio politico, di strumentalizzazione dell’iniziativa.
Sig. Giordana, le persone che hanno partecipato alla manifestazione non odiano lei o il suo consiglio comunale, tanto meno il principe decaduto, odiano l’indifferenza, l’ignoranza, il revisionismo da cortile che mortifica la memoria di un luogo e di un popolo.
Emanuele Filiberto ha dichiarato che ritiene stupida la scelta di manifestare per darsi un po’ di visibilità.
A noi pare stupido e offensivo che un uomo che rivendica orgogliosamente il passato della sua famiglia, che condanna a parole il fascismo, saltando a piè pari responsabilità incontrovertibili e tragiche complicità dei suoi avi con quel regime e con il suo duce, bolli in quel modo le donne e gli uomini che hanno voluto manifestare il loro dissenso. E’ l’atteggiamento di chi non ha mai smesso di credere di avere dei sudditi.
Vorremmo anche rassicurarlo in merito alla visibilità che andremmo cercando: a noi interessa che i valori democratici e libertari della Carta Costituzionale continuino a vivere e a garantirci nei nostri diritti.
Consideriamo Emanuele Filiberto un privato cittadino che ha cercato un po’ di notorietà passando da trasmissioni televisive a comparsate pubbliche da simil regnante. Un uomo che, in assoluta continuità con i suoi antenati, ha perso un’occasione per dare un segnale di ravvedimento e di pacificazione verso una terra e una comunità che ha sofferto le conseguenze della codardia e dell’opportunismo dei Savoia.
Torneremo ancora a Valdieri, a respirare l’aria di libertà di quella vallata, a parlare con le persone che la abitano, a tenere viva la memoria della Resistenza e del riscatto di un popolo.