EVA MAIO
Il più minuto dettaglio
in questo apprendistato di vita
m’induce a rarefare i gesti le parole
fare leggeri i passi
e il guardare attento.
Annoto a volte
in un taccuino di fogli
piccoli riciclati
i pieni i vuoti del mondo
venuti a infrangersi
sulla mia vecchia pelle.
Accade
che su questa superficie
di confine
trasvolino odori sospiri
grammatiche d’ombra e luce
si annidino tra i capillari
dolori amori incanti
i qui e gli altrove
sognati o veri.
Annoto a volte
e li sbobino.
Ci sono muretti a secco
le guglie di Gaudì
quella tiepida luce
appena accennata in cielo
il viso il canto del trailer
Goodbye Julia
due mele rosse la pioggia che cade
la voce di mia sorella
il titolo con l’iniziale minuscola
di un bel saggio di Eribon
scovato a caso.
Dettagli.
Annoto
e li sbobino.
Le foglie lucide gocciolanti
e ancora quegli occhi neri
d’asino in riva al colle
col castagneto alle spalle
una frittatina riuscita bene
il sorriso di Viviana venerdì
dopo il solito incontro di lettura
la voce onesta di Rovelli
con un buon tasso di coraggio
e luce tra tanta merda
spalmata sui giornali.
Dettagli
di bontà:
li annoto
per sbobinarli ancora ancora
nei circuiti del cuore
domani e dopo.
L’odore delle clementine
senza buccia sul tavolo
con mandorle e nocciole
la buccia sulla stufa
è ormai un ricordo
che arriva dritto
col volto bello della nonna
intanto che mi accontento
del termosifone con la valvola a quattro:
che meraviglia il caldo in cucina
se fuori piove.
Porto negli occhi
graffiti dei quartieri che ho respirato
in qualche viaggio
strane convocazioni di volti
in metro a Barcellona Lisbona
non so bene
o lungo i sentieri delle Cevenne
e sottopelle son registrati
il caldo il mare le brezze
i cieli chiari le gemme inesplose
di antiche piccole rose.
Annoto annoto
dei grazie
Foto di Galina Chirikova
(A cura di Silvia Pio)