PAOLO LAMBERTI
All’Albertinum di Dresda è in corso la mostra Caspar David Friedrich. Wo alles begann (28.08.2024-05.01.2025). Il titolo rimanda agli anni che Caspar David Friedrich ha passato, dal 1798, all’Akademie der Bildende Kunst di Dresda, anni che rimangono un momento formativo decisivo per il pittore.
L’accademia di belle arti è una delle più antiche di Germania, risale al Settecento ed è ospitata in uno sfarzoso palazzo barocco che si affaccia sulla Brülsche Terrasse rivolta all’Elba, definita da Goethe la più bella al mondo. L’istituzione rientra nel mecenatismo dei Wettin, signori di Sassonia, che ha trasformato la città (ora felicemente ricostruita dopo la guerra) nella “Firenze sull’Elba”. Una politica di prestigio che ha lasciato raccolte di gioielli e mirabilia uniche al mondo, e un redditizio investimento nella creazione della porcellana europea, tuttora viva a Meissen e rappresentata da un altro museo imperdibile, la Porzellansammlung.
Naturalmente non poteva mancare una quadreria, oggi riunita nella Gemäldegalerie Alte Meister: come da gusti sei-settecenteschi si basa su un ampio nucleo italiano, con la Madonna Sistina di Raffaello, molti veneti come Tiziano e qualche decametro di Veronese e Tintoretto, un ampio nucleo fiammingo con altri decametri di Rubens e allievi, dei Rembrandt di valore e molti paesaggi e nature morte di dimensioni ragionevoli; infine parecchi tedeschi, compresa una sala di Cranach. Senza contare Bellotto (che i tedeschi si ostinano a chiamare Canaletto), portato fisicamente a Dresda per una splendida serie di ritratti della città (ce ne sono anche a Torino).
Se Friedrich difficilmente può aver visto i gioielli, ha certamente integrato gli studi con l’esame della quadreria: di qui nasce la mostra che raccoglie una cinquantina di opere del pittore, da tutta la Germania e dall’estero, accostati a quadri che aveva potuto vedere a Dresda: così l’itinerario parte dal celeberrimo Der Wanderer über dem Nebelmeer per approdare al Tetscheneraltar conservato a Dresda.
I curatori hanno costruito l’esposizione su due pilastri, l’interpretazione allegorica e il confronto con singole opere conservate a Dresda.
Il primo punto nasce da osservazioni critiche già ai tempi del pittore, quando ci si interrogava se il paesaggio potesse conservare il proprio senso anche se interpretato allegoricamente: sembra che la risposta dei curatori sia positiva. Allo spettatore, che pure non vuole ripercorrere le critiche di Croce al “romanzo teologico” dantesco, sembra che tale chiave sia stata eccessivamente sottolineata. Certamente il Romanticismo è influenzato dal pietismo, e vede una rinascita dello spiritualismo (quello che irritava Leopardi, romantico malgré lui); però se la montagna rappresenta Dio, non è detto che valga anche per un vascello; se il cimitero indica i confini tra vita e morte, non tutti gli alberi isolati nella neve devono riprendere tale senso.
Molto più stimolante è invece il confronto con i quadri che sono rimasti nella memoria del pittore e si sono reincarnati nella sua opera, anche se Friedrich rivendicava che “chi aveva spirito proprio non copia gli altri”.
I due esempi più significativi vengono da due delle opere più importanti. Così le tre figure di Mondaufgang am Meer (Sorgere della luna al mare) riprendono un paesaggio di Salvator Rosa, (Paesaggio con tre filosofi),
mentre il Tetscheneraltar (Das Kreuz im Gebirge) ha la forma della Madonna Sistina di Raffaello e disegna gli angeli della cornice plasmandoli sui cherubini ai piedi della Madonna dell’urbinate.
Ancora più evidenti sono i legami con i fiamminghi, come si vede dalla Frau am Fenster (1822), evidente richiamo a Gerard ter Borch, A Lady in Her Chamber.
Si può vedere anche il legame tra Brennendes Haus und gotische Kirche, (circa 1810) e un autore che Friedrich aveva già incontrato a Copenaghen, Jacob van Rujsdael, con il suo Das Kloster (il Chiostro), che richiama anche un tema caro al pittore tedesco con il suo Jüdischer Friedhof (cimitero ebraico).
Né Friedrich rimane insensibile al lavoro dei suoi compagni di studi, come dimostrano i quadretti di paesaggio di Johann Christian Dahl a fianco del Morgenlandschaft-Elblandschaft, che pure è databile anni dopo intorno al 1820.
In conclusione, studiare fa bene anche ai pittori.
(le foto sono dell’autore dell’articolo)