Margutte inizia la pubblicazione in quattro tempi di alcune poesie di Luca Cipolla scritte in italiano e rumeno. I suoi versi sono già stati ospitati da Margutte qui.
Poeta e traduttore bilingue italiano-romeno, Luca Cipolla è redattore delle riviste “Sfera Eonică” e “Regatul Cuvântului”, di Craiova (Romania). Collaboratore anche con le riviste “Boema” e “Climate Literare”, nonché con la rivista internazionale online “Starpress”. Ha pubblicato, insieme a Melania Cuc, la raccolta poetica Monadi, Editura Karuna, Bistrița 2014. Vincitore di numerosi premi letterari, le sue poesie sono state pubblicate in molteplici volumi collettivi e antologie, ottenendo decine di lusinghiere recensioni.
LUCA CIPOLLA
A mia figlia
Perché m’hai tenuto in piedi
e dalle tue mani
viridi sentieri che
folle camminavo,
arbusti
ove l’avèrla,
i rami pizzicando,
alla finestra, scaltra,
il canto ridestava.
Breve e lunga
ogni tua sillaba
a un tempo,
ossigeno all’oscuro male,
rompe la clessidra
lasciando
gioco al padre
..prati accesi e foschie settembrine,
monocromatiche forme
d’obliate stanze ma
dolore
che ancor tarda
a tarpare le sue ali.
Fiicei mele
Pentru că m-ai sprijinit
și din mâinile tale
cărări verzi pe care
eu nebun umblam,
arbuști
unde sfrânciocul,
ramurile pișcând,
la fereastră, isteț,
cântul redeștepta..
Scurtă și lungă
fiecare silabă a ta
totodată,
oxigen obscurei boli,
rupe clepsidra
lăsându-i
drum liber tatălui
..pajiști strălucitoare și cețuri septembrine,
monocromatice forme
ale odăilor uitate însă
durere
ce mai întârzie
să-și taie aripile.
*
Maggio ’92
Stanca e dimessa,
le tue pupille bucavano l’etere
nella profonda e calda
consapevolezza che
il tramonto a maggio
ci donava.
Ricordi la sera?
La fragranza del respiro pregno
di fieno sulla corte che
un’antica danza
destava
svelando membra pallide
vegliate dalla luna
di fine novecento?
Mai ’92
Obosită și smerită,
pupilele tale găureau eterul
în profunda și calda
conștiința pe care
apusul în mai
ne o dăruia.
Îți amintești seara?
Mireasma respirației încărcate
din fân peste curtea pe ce
un dans antic
o deștepta
dezvăluind membre palide
păzite de luna
sfârșitului nouă sute?
*
Vidi la luna sciogliersi (ad Antonia Pozzi)
Vidi la luna sciogliersi
e cadere a cascata
sulla superficie terrestre,
una pozzanghera divenire fiume
e poi
il torrente, raccolto dalla valle,
scaldar delle sue acque
un cuore freddo e insofferente
che nel presente già
anelava all’ultimo sogno.
Vidi le rose, il timo e la cassapanca,
adolescenti rocce
vibrare alla vita
nell’energia che il futuro dava,
ma senza quello scudo
il buio impadronirsi di
queste membra
e il silenzio, non più meditazione,
evocare il vento
dell’ultima stagione ove,
raccolti i segni,
alla neve affidai la mia ultima impronta.
Am văzut luna să se topească (poetei Antonia Pozzi)
Am văzut luna să se topească
și să cadă în cascadă
pe suprafața pământului,
o băltoacă să devină râu
și apoi
torentul, strâns de vale,
să încălzească cu apele lui
o inimă rece și neliniștită
care în prezent deja
tânjea după ultimul vis.
Am văzut trandafirii, cimbrul și lavița,
stânci adolescente
să vibreze pentru viață
în energie pe care viitorul o da,
dar fără acel scut
întunericul să se înstăpânească asupra
membrelor aceste
și tăcerea, nu mai meditație,
să evoce vântul
ultimului anotimp unde,
semnele adunate,
zăpezii i-am acordat ultima amprentă mea.
*
Un che di cosmico
Sentimenti discordanti
solcavano la notte
e le stelle come note
ammaliavano
il senso comune
quasi fosse un che
di cosmico e
perdurante.
Allora cessai d’esser piccolo
e la maturità
nelle pagine di Amrita
sgorgava in tutta la sua
interezza.
Imparai a leggere in cielo
le mie righe
come solo i santi fanno
ma rimasi piccolo
e pregai ringraziando.
Ceva cosmic
Sentimente discordante
brăzdau noaptea
și stelele ca note
fermecau
bunul simț
ca și cum ar fi ceva
cosmic și
persistent.
Deci încetai să fiu mic
și maturitatea
pe paginile lui Amrita
se revărsa în toată
întregimea ei.
Învățai să citesc în cer
rândurile mele
așa cum fac doar sfinții
dar rămăsei mic
și mă rugai mulțumind..
Un onirosurrealista visionario, nota di Geo Vasile
Il poeta e romenista lombardo Luca Cipolla è un onirosurrealista visionario. I suoi testi poetici sembrano avere un equilibrio nella modernità, smentito dalla narrazione ossimorica tra l’assurdo evocativo di Urmuz e Virgil Mazilescu e l’angelismo dei grandi orfici dell’adorazione senza frontiere. Formalmente, le sue poesie, frutto di un’ingegnosa ars combinatoria, mettono in luce le sfumature contrastive generate dalla giustapposizione d’alcuni versetti e d’intenzionali note prosaiche. L’autore si trova sulla scia dello spirito postmoderno degli amanti delle disarmonie e del brusco turbinio dell’idillismo: “Per discerner l’errore m’affido ad uno specchio / eppure oltre il fiume basterà guardare / me e te / come altri ed altre.. / Capiremo allora i nostri giochi / ove il sole qui si cela sovente dietro nubi di fosforo. / Nessun costume di scena / nella materia / del tutto distinguibile e indistinto, / Amore / ci dissolva come versi / in seno al canto.”. All’apparenza chiaro e accessibile, Luca Cipolla è un poeta enigmatico ma pieno d’essenza che può rivendicare senza inutili complessi un’arte poetica peculiare a Mario Luzi. Una poesia della conoscenza attraverso l’ardore, della coscienza che la perfezione marmorea tipo Canova finisce per stancare il lettore. Intenzionalmente le sue composizioni preferiscono all’impeccabile l’errore necessario che dà coraggio e via libera a svariate interpretazioni, ad un ampio ventaglio d’opinioni. Luca Cipolla non porta sulla pagina la perfezione della sfera, ma l’inevitabile imperfezione, il lapidario frammento, il dilemma, il casuale, in altre parole tutto ciò che accresce la vitalità, ciò che Nietzsche chiamava sentimentalmente dell’Esistenza. La poesia di Luca Cipolla, senza toglier nulla al senso d’infinitudine, ruota attorno a fenomeni in movimento, immaturi, a spinte d’energia che trasmette forme d’imperfezione, impure, umane, emozionanti.
Foto di Giampiero Johnny Murialdo
(A cura di Silvia Pio)