GIOVANNI FALSETTI
CHE COS’È UN POETA
Nel mondo dove vale solo il marchio,
codice a barre, emblema di partito,
di chiese o cricche il tipico vestito,
cos’è un poeta? È scarto, tra il soverchio
che ne la gran discarica si ammassa.
Non dice il nome suo con vanto o boria.
Cammina tra coloro che la storia
Nei suburbi bandisce. Sempre passa,
silenzioso, come fa il mendicante,
tra le miserie de la strada nude.
Offre a la fame, al freddo il corpo errante.
Apre però i suoi occhi a quel mattino,
dove la luce fresca già dischiude
il sorriso gratuito del divino.
*
SEMPRE TU
Il giorno di mia vita è già al declino;
la luce del meriggio è ormai radente.
Serbo però la tua imago splendente,
ne lo scrigno del cuore. Qui un bulino
ha inciso un fine e perenne cammeo:
le perle immacolate dei tuoi denti
e quegli stagni neri e rilucenti
degli occhi vivi dal vago brillio.
Sempre riflette il cielo di zaffiro
de la mia giovinezza. Anche se andato
è ormai quel tempo in fiore, che fu speso,
che importa? Ogni gioiello è fresco e vero
che splenda a me dal mio fondo e celato
astuccio: lo apro e brilla il tuo sorriso.
*
IL FIUME DELLA VITA
Se apriamo crepe ne la dura diga
del tabù, che imprigiona entro reami
d’oscuro ghiaccio l’anima, che ha lega
di fluido ardore, di fioriti stami;
se noi scampiamo a la falsa pania,
che attende chi per soldi solo vive,
pareggiando ogni cosa, uomo, idea,
su tutto alzando scettro freddo e greve;
allora il fiume, dentro noi fluente,
correrà lieve, rapido e lucente
verso la Gioia che attrae dal futuro.
Può sempre urtare contro acuto e duro
sasso; ma sfocia tra fioriti prati,
dal Sole e da le stelle fecondati.
*
DAL SILENZIO DELLA STORIA
Tra il rombo degli aerei e l’esplosione
di bombe, tra le grida degli oppressi
gli imperi vogliono imporre un assetto,
ma si inverte in rovine e confusione.
L’orecchio de lo spirito i recessi
silenti de la storia ascolta. Sotto
le coltri del rumore ode le voci,
vagiti de l’umano appena nato:
donna che d’accoglienza sa le luci;
lesbica che disgrega il patriarcato;
saggio che sogna un mondo in libertà;
amanti di giustizia e verità.
Portano vita tra queste miserie,
orto di pace in mezzo a le macerie.
Giovanni Falsetti, Sonetti della notte e del mattino, Impremix edizioni 2024.
ESTRATTO DALLA PREFAZIONE di Massimo Ferrari
[...] Fin dal primo componimento si palesa una tensione anelante verso la luce che direi quasi di ispirazione dantesca: suggestioni che ricorrono frequenti nel corso della raccolta e che si fanno sempre più insistite nell’ultima sezione, espressione di un profondo anelito verso un’universale serenità e purezza che vengano a dissipare infine le brutture e gli orrori di un mondo che, in non poche di queste liriche viene descritto come teatro di competizioni dettate dall’arrivismo e dall’avidità, nonché di grottesche finzioni.
Un mondo, tuttavia, di fronte al quale Giovanni Falsetti non vuole arrendersi, perché appare evidenti in lui, uomo e poeta, una volontà di impegno esistenziale ed un rigore etico che ne fanno un intellettuale lontano dagli italici provincialismi del particulare, proiettato invece verso una dimensione europea.
ESTRATTO DALLA POSTFAZIONE di Rossella Spina
[...] Ora, i Sonetti della notte e del mattino si inseriscono nell’alveo del filone poetico allegorico della poesia occidentale, che, oltre a Dante, conta tra i suoi esponenti anche Baudelaire (almeno in parte delle liriche de Les fleurs du mal), Eliot, Montale, Pasolini.
Nonostante la forma metrica prescelta sia solo quella del sonetto, la raccolta mostra tuttavia alcuni tratti tipici di un Canzoniere di ascendenza petrarchesca o sabiana nella sua ripartizione in sezioni e nella presenza di corrispondenze lessicali e tematiche interne. Ecco, ad esempio, che tra il primo e l’ultimo sonetto (Sulla soglia e E tutto il cosmo è pace) si notano collegamenti intertestuali nelle anastrofi dell’incipit e nella ricorrenza in entrambi sia di alcune parole-chiave (mattino, monti verdi/monte verde, chiarore) sia del motivo dell’opposizione luce-oscurità, creando una Ringkomposition. Il contrasto tra oscurità e luce contraddistingue inoltre anche i titoli della prima e della quarta e ultima sezione (rispettivamente, Dentro l’oscurità con lume incerto e Verso le porte chiare del mattino), così formando un’altra composizione ad anello.