SILVANO GREGOLI Traggo lo spunto dall’ancora attuale alluvione di Valencia del 29 ottobre 2024. Copia quasi conforme della terribile alluvione di Valencia del 14 ottobre 1957 (vedi Google) e di quella, catastrofica, del 25 ottobre 1954 di Salerno (vedi Google). Aggiungo, se non bastasse, l’incommensurabile disastro del 9 ottobre 1963 a Longarone di cui, in Italia e a distanza di sessant’anni, non si smette ancora di parlare, di scrivere e di politicare.
Faccio ora un passo di lato, entro in una dimensione cabalistica e vagamente esoterica, e comincio a preoccuparmi per tutte quelle coincidenze ottobrine. Sarà “ottobre” un mese “destinato” ai disastri? La mia mente razionale si ribella, però… Seguitemi con attenzione.
Il 1° ottobre del 2020, sulla rivista online di Mondovì: MARGUTTE, il sottoscritto Silvano Gregoli, totalmente ignaro delle due catastrofi ottobrine citate qua sopra, pubblica un racconto autobiografico sulla sua “volontariata” a Longarone il 12 ottobre 1963, tre giorni dopo il disastro del 9 ottobre. Nel corso del suo racconto, l’autore non può non menzionare di essere nato il 18 ottobre del 1940 e di essere ritornato in visita a Longarone, in modo totalmente casuale, il 15 ottobre 2005. Ripeto: il detto sottoscritto era a quei tempi ignaro delle catastrofi alluvionali ottobrine di Valencia e di Salerno. Ignaro, certo, ma talmente colpito dalle sue proprie coincidenze ottobrine, da intitolare il suo racconto: Sempre d’ottobre. Il testo del racconto era preceduto da un’introduzione intitolata La poesia e la morte scritta dalla redattrice di MARGUTTE, Gabriella Mongardi; lei stessa poetessa e lei stessa colpita dalla tragicità del soggetto e dalle coincidenze “ottobrine” artatamente messe in evidenza dall’autore.
Faccio ora un secondo passo di lato e ammetto di essermi chiesto, poco fa: “Ma non l’abbiamo avuta anche noi, noi della provincia di Cuneo voglio dire, la nostra grande alluvione qualche anno fa? Sta’ a vedere che è accaduta anche lei di ottobre!”
Essì, l’abbiamo avuta anche noi la nostra catastrofica alluvione. Quella del fiume Tanaro, nel 1994. Peccato: non è avvenuta in ottobre, è avvenuta in novembre: il 5 novembre 1994. Dannazione: cinque giorni dopo il mese di ottobre!
Il 5 novembre 1994? Ma allora, se oggi è il 5 novembre 2024, oggi sono trent’anni giusti giusti! Che strana coincidenza! Ma… ma… aspettate, c’è dell’altro. Se non sbaglio, mi pare che la poetessa monregalese Gabriella Mongardi (quella di MARGUTTE), avesse scritto una delle sue numerose poesie proprio sulla piena del Tanaro. Una poesia che mi era piaciuta molto. Dove trovarla?
Sono così andato sul suo blog: stilleben-vitasilente.blogspot.com e l’ho trovata. Titolo: 5 NOVEMBRE 1994. L’ho riletta e mi è ri-piaciuta. E così, per chiudere il cerchio esoterico delle coincidenze ottobrine e peri-ottobrine ho pensato di restituirle il favore e di scrivere io una breve introduzione alla sua poesia. Eccola.
La forza della poesia.Un evento segreto, notturno, silenzioso, furtivo, ma con una capacità di distruzione spietata. Nessuno l’ha visto, il poeta l’ha immaginato, e ti ci porta, e il lettore lo vede come se ci fosse, con una pila in mano…
5 NOVEMBRE 1994
(di Gabriella Mongardi)
L’acqua di Tanaro arriva piano,
guardinga, in esplorazione –
copre l’orto e la corte
si insinua in casa
sotto la porta chiusa
scende le scale della cantina
colma non vista la cucina
trova la stanza segreta e in segreto se ne impossessa –
vuole una casa anch’essa,
vuole fermarsi un momento,
dormire una notte in un vero, in un solido letto…
Ma al comando geloso del fiume
si scuote s’ingorga risucchia ruba –
e la seguono piatti e bicchieri
e tavoli e armadi e corredi
e quaderni e specchi e matite
al suono di una musica che non udite –
e l’acqua precipita in fuga
con le valigie
affardellate di nostri tesori –
pifferaio di Hamelin
che non si volta a guardare
il vuoto e la devastazione,
e nulla sa di ciò che porta,
di ciò che lascia.
Ecco fatto. Proprio bella. Grazie alla poesia, la morte notturna, segreta, della stanza segreta è scolpita per sempre negli algoritmi del Cloud. Sono solo parole, ma quelle parole sono più suggestive di un filmato su YouTube. Nemmeno il Tanaro avrebbe mai sognato di inondare e di infangare una stanzetta segreta piena di sogni, per trovarsi poi trasfigurato in un algoritmo irreale che fluttuerà per sempre negli spazi-tempi irreali di una Nuvola.
Dove ci troveremo tutti noi.
Da perder la ragione.
C’è quasi da ridere.
(foto dell’autore)