AUGUSTO PIVANTI
Tempo senza stagioni
Respiro il tuo respiro
come foglia d’autunno la terra
intreccio lo sguardo
sospeso
sull’orlo della tua estate
calda, di mare conosciuto.
Siamo farfalle
nel prato d’altre primavere
ebbre, al fiore scordato
dal taglio della falce.
Il nostro bacio largo, di bocca
di cuore, di lume accanto
al letto
è reciproco
di stagioni senza tempo
di tempo senza stagioni.
(Nostalgia d’alberi, LietoColle, 2005)
*
Madre dei vuoti di memoria –
sopravvive alle angherie del tempo, si culla
da sola sulla sedia a dondolo nel giardino dell’ospizio
confonde – nell’alzheimer – il nipote col fratello
gioca con le collane e finge d’essere vecchia
quando si pensa bimba nel coprifuoco della prima guerra
madre dei ricoveri, ha perso – mortis causa –
sua figlia prima della sua stessa morte
e non l’ha saputa collocare, archiviare
tra le bombe cadute, il figlio morto piccolo,
le comari del cortile, tra la storia
scòrsale davanti e le voci lasciate indietro,
a sussurrare schiena contro schiena
a sgranare rosari, morte dopo morte
(Epifanie della maternanza, LietoColle, 2014)
*
Buona nota
Prendo buona nota dei tuoi respiri
distanti per poterne stabilire il ritmo,
per riuscire a esserti fiato quando
il fiato cede, quando si farà strada in te il senso
scombinato dell’attesa. Allora, pneumaticamente
sentirai il colmarsi delle stagioni che verranno,
la sincronia dei respiri accadrà in un futuro
anteriore da spendere salvificamente insieme,
nella massima ossigenazione degli incanti.
Tu, che attraversi questa mia notte con passo
lento e bocca di parola muta, tu che reggi
il turibolo delle benedizioni al sole
che si approssima, nuova sacerdotessa
per il rito antico del sorgere senza tramonto.
(Eunoé, LietoColle, 2019)
Versi, amicizie, labirinti
La poesia è per Augusto Pivanti un’estensione dell’empatia umana. Per questo sono importanti gli incontri. Per questo è importante il “fare, dialogare con altre opere e altri poeti. E per questo è importante il tempo, da un esordio di quasi ingenua scoperta della poesia fino alla necessità più complessa e ossessa del disincanto, una distanza dalle prime poesie, dove l’espressione è aperta, cerca di dare forma a un sentimento.
È evidente che le scelte lessicali, così come la conversione tematica che vuole gli strumenti della poesia oggetto di riflessione poetica, propongono un orizzonte più incentrato sul venire in luce del linguaggio che sul dato esistenziale immediato. Tra questi due poli, vale a dire esigenza di celebrazione dell’istante e necessità di una distanza che ragiona sui propri strumenti, si svolge il successivo itinerario poetico di Pivanti. Una polarità che a volte è una lacerazione: anche troppo desidera l’istante presente, ma il presente è inafferrabile.
Seguiamo, titolo dopo titolo, il dipanarsi della poesia di Augusto Pivanti, percorrendo questa polarità a rischio di lacerazione, e constatiamo che la lacerazione non si compie mai fino in ultimo, poiché prevale un senso profondo di accettazione, anzi, direi di amicizia, nei confronti della vita, della lingua, di tutto. Proprio perché gli anni non sono pochi ma i testi presentati sì, sono molte le variazioni di tema e di tono, che si incontrano e che spesso sorprendono. Pivanti mantiene una sua riconoscibile linea di ricerca, nella quale emerge a volte il gusto per gli accostamenti di parole inattesi, “antipoetici”, che lasciano scorrere uno humor indecifrabile e, pure su uno sfondo cupo, ha sempre qualcosa di divertito, nel senso etimologico della parola, cioè che volge altrove.
Gian Mario Villalta