Danzando a ritroso nel tempo

oste-del-diau

GABRIELLA MONGARDI

Una danza a ritroso nel tempo non è soltanto il mio percorso di scoperta dei CD dei Lou Dalfin, partito dall’ultimo uscito (La meison, 2023), e approdato adesso a L’òste del diau (“L’osteria del diavolo”, 2004), ma il percorso stesso di Sergio Berardo alla riscoperta e valorizzazione della cultura occitana, nella convinzione che guardarsi indietro serva a vivere meglio. «Guardati indietro se vuoi vivere meglio» è infatti il consiglio con cui si chiude Rigo-ragga, un invito a non rimanere sdraiati sul sofà davanti al televisore, ma a fare festa ballando e cantando una musica «vecchia che suona bene oggi»: è il rigodòn, danza «gioiosa, elettrica», «musica scatenata, che nasce dalla terra», eletta qui a danza-simbolo dell’Occitania, nonché emblema di tutta la musica dei Lou Dalfin – una musica che ha radici antiche e sguardo puntato criticamente sul presente, come il reggae. Il titolo del pezzo, Rigo-ragga, diventa così una sintetica “definizione” del sound della band, occitano e rock, tradizionale e modernissimo.

In questa prospettiva, il cuore pulsante del CD è rappresentato da due pezzi tradizionali: la struggente mazurka “pacifista” I conscrits del Lengadòc, il cui testo ben evidenzia l’assurdità della guerra, e Lantzeko, una danza basca formata da un intreccio di melodie selvagge e vorticose. Intorno a questi due gioielli, come pianeti intorno ai loro soli, ruotano le “ballate” di Berardo che – come credo di avere già ampiamente dimostrato –  “non son solo canzonette” e non sono solo danze: in questa prospettiva, ballare e suonare occitano diventa lo strumento per “dare corpo” a un’idea, o forse a un sogno, da incorporare nella nostra vita, da riportare in vita col nostro corpo. Il corpo, strumento del nostro “essere-al-mondo”, del nostro muoversi e agire nel mondo, del nostro amare e lottare e morire; il corpo, ossia la natura-in-noi… C’è una potente fisicità nei testi di queste canzoni: nella prima parte (da La reina a Joan Cavalier) prevale l’uomo, nella seconda (da Temp de nuech a Es pas tard) la natura.

Quelli della prima parte sono quadri di vita sospesi tra malinconia e festa. Malinconia “come ruggine sui giorni senza ritorno” in un paese vuoto, da cui non resta che andare via (La reina); malinconia perché bisogna andare, il diavolo ci aspetta nella sua osteria, bisogna lasciare i compagni di partite e di bevute, e le care abitudini di una vita che continua senza di noi (L’oste del diau)

“Siamo uccelli portati dal vento/ siamo pesci nella corrente”, ma abbiamo “i brividi del ballo”, preludio ai brividi d’amore (Jan del car) e a quelli della lotta: perché danzare occitano è una forma di ribellione (Sem encar ici)) e “chi rinuncia a combattere per ciò che ama / si arrende e perde la dignità” (Joan Cavalier).

Nella seconda parte si respira un’altra atmosfera, si entra in un’altra dimensione, quella della notte: in essa a poco a poco “tutto sparisce” e viene in primo piano la natura. La prima canzone a ballo, Temp de nuech (tempo di notte), è un “inno alla notte”, che permette di sentire “la voce dell’erba che cresce / e delle ali che traversano / il segreto di un altro cielo / accompagnando i sogni / e i respiri che se ne vanno / verso il confine di nebbia / tra oggi e domani; in Sitors (la costellazione di Orione) le stelle indicano la via da percorrere, ancora e ancora, tra fantasmi e ricordi, “sui passi dei pensieri e delle battaglie”; Es pas tard è un concerto per picchio, ghiandaia, corvi, linfa e corteccia, un passacharriera di suonatori della banda del bosco che suoneranno “melodie nascoste”, “canti che abbiamo perduto”. Perché la musica, come la poesia, nasce da un contatto profondo con la natura, con le nostre radici, e dà voce all’indicibile.

Il CD ha vinto la Targa Tenco 2004 nella categoria della canzone in dialetto o lingua minoritaria: lo stesso premio che nel 1984 era stato assegnato a Creuza de mä di Fabrizio De André – non c’è altro da aggiungere…

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Musicisti-cantori nel CD: Sergio Berardo, Christian Coccia, Gian Luca Dho, Alessadro Montagna, Riccardo Serra, Dino Tron (Lou Dalfin)
Hanno collaborato: Mario Poletti, Massimo Giuntini, Vincenzo Zitello, Fabrizio Simondi, Stefano Degioanni, Gibi Piumato, Roberto Fassio, Diego Dutto, Giulio Rosa, Albert Tichy, Mariano Allocco

TRACCE DEL CD:
1. la reina
2. sem encar ici
3. seguida de rigodons: rigo-ragga, saps
4. l’oste del diau
5. seguida de corenta: jan del car, la rampia
6. i conscrits del lengadòc
7. seguida dels camisards: joan cavalier, bauç, mac marçons
8. landzeko
9. temp de nuech
10. las pitabelhas,vila nova
11. sitors
12. es pas tard