Una storia che va raccontata: Leopoldo Cavallo da Latiano.

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LORELLA GALLO

Qualche tempo fa mi è stata annunciata la pubblicazione della ricostruzione della vita del mio bisnonno materno, Leopoldo Cavallo, e della sua famiglia: Lotta e passione politica della famiglia Cavallo. Nel frattempo l’autrice, Margherita Rubino, ha inviato a me e agli altri familiari una copia del libro. L’ho letto e mi sono ritrovata a pensare a quanto sono stata fortunata nell’essere cresciuta in una famiglia di persone coraggiose, anche se in realtà sarebbe molto più appropriato definirle semplicemente “antifasciste” e “comuniste”.

Poco tempo dopo mi è stato annunciato che gli eredi sarebbero stati invitati alla presentazione del libro proprio nel paese natio del bisnonno, Latiano, in provincia di Brindisi e mi sono chiesta se fosse  opportuno un mio intervento: nel caso, ho pensato che lo avrei scritto. Uno degli insegnamenti del marito di mia nonna Anticzarina Cavallo1, Giuseppe Gaeta2, mi è stato tramandato dalla sua figlia maggiore, Isotta Gaeta3, che sapeva come parlare e come scrivere: nonno ammoniva così «se parlerai solo a ruota libera, il tuo intervento sarà scadente».

Le pagine scritte da Margherita Rubino, oltre allo spessore storico dato da una rigorosa ricerca d’archivio combinata alle testimonianze di noi parenti o di amici e conoscenti,  non nascondono la motivazione che l’ha spinta a raccontare una storia che andava raccontata.

Sono, infatti, questi gli aspetti presenti nel libro di Margherita Rubino: la verticalità della ricerca delle fonti, l’orizzontalità della storia di una persona non così comune e l’empatia che ne caratterizza l’approccio. Mi spiego meglio. La vita avventurosa del bisnonno Leopoldo e della sua famiglia avrebbe potuto fermarsi a una sorta di spettacolare aneddotica, come, per esempio, è stata vissuta da me tramite i racconti della nonna quando ero bambina. Fortunatamente, una volta cresciuta in un’epoca vivacissima e difficile da decifrare come il post ’68, sono state proprio le conversazioni con i nonni e la zia che mi hanno fatto cercare le motivazioni politiche delle loro scelte.

Ecco quello che, secondo me, è il merito di Margherita Rubino: ha fatto emergere una storia che vale la pena raccontare, dando una dimensione orizzontale – quindi democratica – alla ricerca, combinandola con la verticalità delle fonti d’archivio. Fermarsi a quello che non si può non definire l’eroismo delle scelte del bisnonno e della sua famiglia avrebbe comportato il rischio della facile retorica, ma aver fatto camminare la sua storia insieme alla dimensione nazionale dei fatti lo ha evitato.

Ma cosa c’è di così interessante e indimenticabile nella storia della famiglia Cavallo?

Un’intera famiglia di perseguitati politici dall’inizio del ‘900, costretta ad emigrare dalla Puglia per sfuggire ad angherie, soprusi e anche minacce di morte.

Leopoldo Cavallo, Lega dei Contadini

Leopoldo Cavallo, Lega dei Contadini

Il capostipite, Leopoldo4, fu un instancabile organizzatore di lotte per la difesa dei diritti dei lavoratori e i suoi figli ne seguirono le orme, chi più attivamente, chi meno. La migrazione a Torino li vide protagonisti a Borgo San Paolo, la storica barriera operaia della città. Ciononostante Leopoldo tornò frequentemente a Latiano per partecipare alle varie campagne elettorali, per dirigere le lotte dei lavoratori locali e anche per riferire  del congresso scissionista di Livorno che lo vide presente.

Fu il primo figlio maschio, Raffaele5, l’unico a tornare a vivere in Puglia, dove resta oggi un consistente ramo della famiglia Cavallo. Margherita Rubino ci dice che di lui è stata data questa descrizione dallo studioso Tonino D’Angelo: «[...] Fu uno degli organizzatori della locale camera del lavoro e componente dell’appena ricostituito partito comunista, occupazioni poco salutari allora, nell’immediato dopoguerra. A un amico, mandato dai latifondisti per comprarlo, che gli disse di non fare il fesso, e di stare tranquillo, Cavallo rispose: “Io credo nei miei principi e sono fedele al sogno di un mondo più giusto per tutti. Pertanto, siccome non sono disposto a cambiare idea, resto un fesso” [...]».

Raffaele Cavallo

Raffaele Cavallo

E poi gli altri otto figli: cinque femmine e altri tre figli maschi a cui furono imposti nomi non sempre facili da portare: ne scrissi già otto anni fa su questa rivista6. La simbologia presente nei nomi scelti era evidentemente necessaria per rivendicare l’orientamento politico e la laicità del pensiero del mio bisnonno. Anche il suo stesso nome pare abbia condizionato la sua vita: l’ho scoperto proprio in occasione della presentazione del libro. Pare che Leopoldo significhi “leone del popolo”.

I figli e le figlie furono quasi tutti incarcerati almeno una volta proprio durante le manifestazioni a Borgo San Paolo. Oltre a Raffaele, i più attivi  furono Leonida e Anticzarina.

Leonida, partigiano, subì il confino e fu sottoposto a vigilanza speciale fino al 1956.

Leonida Cavallo

Leonida Cavallo

Di Vittoria Anticzarina7, mia nonna scrissi qui circa 9 anni fa in occasione della ricorrenza del 25 aprile: comunista appassionata, partigiana della 107^ Brigata Garibaldi, perseguitata politica, lavoratrice instancabile per provvedere alle due figlie avute dal marito Giuseppe Gaeta, spesso assente perché al confino o in carcere o in clandestinità.

Forse non potevano emergere quelle che adesso risultano rigidità di pensiero, perché allora non era ancora così facile accorgersene; è successo, poi, a partire dagli anni ’50 e chi lo ha fatto notare ne ha subito pesanti conseguenze: fra questi ci fu sicuramente la primogenita di mia nonna, Isotta Gaeta, che abbandonò il partito nel 1956. Riconoscerlo ora non toglie nulla al carattere esemplare di quelle persone. Del resto ricordo che è proprio su queste rigidità che ci sono stati gli scontri dialettici con i nonni…

Infine, ciò che mi pare importante è che i fatti raccontati sono connessi alla storia del Paese, non ne viene fatto un racconto principalmente emotivo, ma non si nascondono i motivi per i quali si racconta proprio quella storia: l’intitolazione della sede locale del sindacato8 ne è la prova.

La narrazione storica è figlia del suo tempo: per questo penso che sia quanto mai necessario far riaffiorare vite come quella del bisnonno, perché dimostrano a chi è nato dopo quei fatti che l’antifascismo è il presidio per poter vivere in un mondo giusto per tutte e tutti.

L’impegno civile, la passione politica, l’intento solidaristico, la dedizione di tutta una vita che sono state fatte riemergere dal secolo scorso, da una parte mi hanno fatto sentire un po’ inadeguata, ma mi hanno anche ispirato un senso di appartenenza familiare. Sento, anche se in piccola parte, di aver camminato nel solco del socialismo antifascista, forse oggi un po’ più libertario.

A Latiano non ci sono più parenti della famiglia Cavallo, ma le persone che hanno accolto me e mia sorella, accompagnandoci nei luoghi della memoria familiare, sono ora più che parenti e le ringrazio con emozione. La famiglia del Sud, ormai, è tutta a Taranto e a Ginosa e ritrovarla nel ricordo delle comuni radici di pensiero è stato altrettanto emozionante.

Che la memoria della famiglia Cavallo riesca a persistere oltre la sua terra natale e che possano tornare le passioni del secolo scorso, per recuperare quella volontà gramsciana che ha permesso alla famiglia Cavallo di non demordere nel perseguimento dei loro ideali di giustizia.

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Nell’appartamento popolare in Borgo San Paolo vive ora mio figlio Jacopo: una trasmissione voluta da mia madre Milva, tenacemente legata alle memorie familiari.

(A cura di Silvia Pio)

NOTE

1)     Figlia di Leopoldo Cavallo. https://it.wikipedia.org/wiki/Vittoria_Anticzarina_Cavallo

2)     Comunista, antifascista, vigilato speciale, confinato a Ventotene e ospite di varie galere durante il fascismo, partigiano, organizzatore degli scioperi del 1943 a Milano, scampato per ben due volte alla condanna a morte. https://www.anpi.it/biografia/giuseppe-gaeta

3)     Partigiana della 107^ Brigata Garibaldi, giornalista. https://www.anpi.it/biografia/isotta-gaeta

4)     Dal libro di Margherita Rubino: [...] Artigiano, pittore e poi impiegato nelle ferrovie e operaio a Torino, seppure la prefettura di Torino lo descriva “dedito all’ozio”, che “ricava i mezzi di sostentamento dal partito”. Socialista sin dalla nascita del partito, avvenuta nel 1892, aveva abbracciato la fede socialista e le idee di Carlo Marx, e capeggiò fin da giovane i contadini e il proletariato latianese. A Latiano è tra i fondatori della prima sezione del PSI.” [...] https://www.anpibrindisi.it/scheda-anagrafica/cavallo-leopoldo-leopoldo-cavallo-antifascista/

5)     Dal libro di Margherita Rubino: [...] “capeggiatore” e “promotore” di tutti gli scioperi che qui (Taranto, ndr) si verificano. [...]

6)     Latiano-Torino andata e ritorno di un ribelle, https://www.margutte.com/?p=19176

7)     https://www.margutte.com/wordpress/wp-content/uploads/2015/04/Lorella-Gallo-Nonna-Anticzarina.pdf

8)     La sede della camera del lavoro della CGIL di Latiano è stata intitolata a Leopoldo Cavallo e quella di Ginosa al figlio Raffaele.

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