Dizionario della solitudine felice. E come EMPATIA

Bruna Bonino per Eva

SILVIA PIO

La solitudine può essere piacevole, desiderabile, facilitatrice di poesia, arte, idee e benessere, e persino felice.
In questa specie di dizionario alfabetico vogliamo elencare alcuni concetti che possono renderla tale.
Ecco la lettera E.

EMPATIA
La parola deriva dal greco antico empátheia, composta da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”, e veniva usata durante gli spettacoli teatrali per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’autore-cantore al suo pubblico.
Il termine moderno è stato coniato alla fine dell’Ottocento da Robert Vischer, studioso di arti figurative e di problematiche estetiche, intendendo la capacità della fantasia umana di cogliere il valore simbolico della natura, di proiettare i sentimenti da noi agli altri e alle cose che percepiamo.
Nelle scienze umane, l’empatia designa un atteggiamento verso gli altri caratterizzato da un impegno di comprensione dell’altro, escludendo ogni attitudine affettiva personale (simpatia, antipatia) e ogni giudizio morale.
L’empatia è, quindi, la capacità di comprendere o sentire ciò che un’altra persona sta vivendo, cioè la capacità di “mettersi nei panni di un altro”, di adottare il suo punto di vista invece che il proprio; non implica necessariamente la spinta motivazionale oppure emotiva a prestare aiuto.

A lungo si è discusso sull’argomento in ambito filosofico, ma questo non vuole essere un trattato scientifico; anche i profani possono capire cosa sia l’empatia e riconoscere quando la provano, o non riescono a provarla. Anche i suoi vantaggi possono essere chiari: se si entra in sintonia con gli altri (famigliari, compagni, amici, colleghi, estranei incontrati per caso) si può costruire un rapporto di confidenza e fiducia reciproca, evitare i fraintendimenti e innescare una comunicazione efficace, efficace proprio perché si basa sull’ascolto dell’altro. L’empatia è alla base di un clima sereno, collaborativo e costruttivo, in tutti gli ambiti.

Qui vogliamo sottolineare la sua relazione con la solitudine.
Quest’ultima è la condizione adatta per sviluppare, sentire e amplificare l’empatia. Alcuni studi hanno dimostrato che in particolare la meditazione, pratica solitaria di silenzio, accresce l’empatia perché incoraggia lo sviluppo di compassione e ascolto attivo, nei nostri confronti e in quelli degli altri, senza esprimere giudizi e con una predisposizione all’accettazione. Quando stiamo soli e in silenzio possiamo collegarci con tutto e tutti.
Lo sviluppo dell’empatia migliora quindi le relazioni interpersonali perché ci apriamo verso le esperienze, i comportamenti e gli atteggiamenti delle altre persone, ed aiuta a sciogliere il senso negativo di solitudine. Uno studio americano ha rilevato che negli anziani che cercavano di dare una risposta ai bisogni degli altri diminuiva il senso di solitudine. Un circolo virtuoso, insomma.

(Foto di Bruna Bonino)

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