Cosa c’è di vero nelle città di mare

Michela Silla Cosa c'è di vero nelle città di mare

Michela Silla Cosa c’è di vero nelle città di mare

MICHELA SILLA

*
Vicolo, affacci.

Sul davanzale fiori avvizziti,
la piccola statua Ganesha

muri tutti bianchi
occhi stanchi
di donne alle finestre
che sbattono tappeti,
stendono panni al sole;

odore di pulito e polvere
nella luce di settembre
niente vuole cominciare.

Dall’ingresso di fianco alla chiesa
prende per mano un canto.

Bambole nel chiostro
lasciate sui gradini

e dentro
in croce
la voce che cantava.

*
Quando chiudi gli occhi piano
e la testa abbassi sorridendo
come a dire: vola! –
alla mia vita,

realizzo all’improvviso che mi ami.

Nient’altro sul tuo conto
capisco fino in fondo.

*
Ti nasce dagli occhi
se sorridi
un paese in festa

al colmo di vertigine
la giostra;

cresce leggero
di polline un bacio,

cade in un lampo
il piglio severo.

Se sorridi
muore
quello che ero.

*
Guidi piano accanto a me,
alzi il volume della radio.

Insieme aspettiamo
(ma non lo ammettiamo)

l’istante di Chopin
che spalanca il cielo scuro.

E siamo ancora vivi.

Dalla prefazione di Sauro Albisani:
Le città di mare: luogo centrifugo, luogo dell’impermanenza, dove sembra sempre di respirare il presentimento di una imminente partenza; ma anche foce della luce, dal quale la luce si irraggia verso le latitudini più remote. Nelle città di mare si impara ad accettare la lontananza, non come un taglio ma come l’esercizio quotidiano che insegna ad amare senza nulla voler pretendere da chi ami, anzi gettando via la brama stanziale del possesso.

Le poesie di Michela Silla sono di costa e di ventosità. Non poteva esser diverso, vista l’isola dalla quale viene. Ma lo sono anche per una disposizione dell’anima – aperta nei venti che ne scarmigliano le vesti e i capelli – e pronta a seguire il profilo delle cose, degli attimi, delle figure, preferendo i limiti, i confini, insomma i punti là dove tali figure o momenti rivelano la propria natura di rive, di aperture al mare.
Sono figure amate – il figlio, innanzitutto – incontrate, intraviste, e momenti che mostrano di essere “città di mare”, ovvero realtà dove ci sono certamente vie segrete, strettoie, a volte anche ferite o screpolature, ma comunque abitate da quel “vero”, il senso della presenza del mare. Segno di una possibilità, di un viaggio e di un orizzonte infinito.
Spogliata da inutili trucchi linguistici, e lavorata come una conchiglia bianca, la voce di questa poetessa accoglie le molte ricche voci della migliore tradizione poetica italiana, spesso nata sulle rive dei mari, rilanciandole ancora nuove nella sua, e nella sua sfidate ad affrontare ancora l’uscita dai porti sicuri, il naufragio e la grande scoperta (…). Davide Rondoni

Michela Silla, nata a Cagliari nel 1984, è laureata in Lettere e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Filologia, Letteratura italiana, Linguistica. Attualmente vive a Firenze e insegna italiano lingua seconda e strategie creative per gli insegnanti di lingua. Ha pubblicato le raccolte poetiche Cosa c’è di vero nelle città di mare (CartaCanta Editore 2024) e Limpida a guardare (Transeuropa Edizioni 2022) e i suoi testi sono apparsi in alcune riviste letterarie. È attiva nel panorama culturale e artistico di Firenze dove cura la rassegna poetica “Il prodigio della lingua nella poesia”.