LORENZO BARBERIS
Nella tradizione rinascimentale, la pratica dell’anagramma ha un grande rilievo, dimostrato anche, tautologicamente, dal meta-anagramma della parola stessa:
Anagrams = Ars Magna
Un’importanza che deriva, ovviamente, dal valore iniziatico dell’anagramma all’interno della cabala ebraica, dove il vero significato di una parola della Bibbia poteva essere dato dalla sua scomposizione e ricomposizione.
Ci fa piacere, dunque, che il progetto di Margutte possa avvalersi, nella sua sezione di letteratura sperimentale, dei giochi di un alchimista della parola come Marco Roascio, che definisce tale propria operazione artistica “cabalinguistica”.
Marco prende infatti brevi frasi e ne elabora raffinati anagrammi, che spesso poi reinterpreta in opere artistiche di tipo pittorico, che prendono spunto dalle frasi rielaborate ottenute.
In un periodo in cui la comunicazione, verbale e visiva, è saturata, abusata, si perde in un indistinto rumore di fondo, l’operazione di Marco porta a riscoprire la sacralità magica della parola.
Marco è stato così gentile da reinterpretare anche titolo e sottotitolo
della nostra pubblicazione online, ricavando una serie di frasi eccezionalmente azzeccate, vere e proprie profezie sul futuro del “Margutte”.
Tuttavia, avendo compiuto tale lavoro quando ancora il “Margutte” era in fase di ideazione, egli ha lavorato sulla definizione di Margutte come “rivista”, mentre per la pubblicazione effettiva, data la sua natura non periodica, si è preferita una definizione alla Lewis Carroll, di “non-rivista”, così come in Wonderland si festeggia un buon non-compleanno col cappellaio matto e la lepre marzolina.
Marco non avrebbe certo avuto problemi, nella sua disponibilità, a ideare nuovi anagrammi; ma le profezie anagrammatiche così elaborate ci sono parse perfette che si è pensato di proporre l’anagramma originario. Volendo, potete aggiungere mentalmente il “non” della nostra non-rivista, rovesciando il valore della profezia. Un po’ come la Sibilla di Cuma che, a chi le chiedeva del successo di un’impresa di guerra, rispondeva:
“Ibis redibis non morieris in bello”
Che può significare, a seconda di dove poniamo la pausa, due responsi diametralmente opposti:
“Andrai, tornerai e non morirai in guerra”
oppure:
“Andrai, non tornerai, morirai in guerra”.
Del resto la Sibilla stessa praticava, se non la cabalinguistica, la permutazione a livello di frasi e non di singole lettere: le sue profezie, scritte su foglie di palma, erano poi scompigliate dal vento che le rimescolava, modificandone il significato.
Dunque, il titolo da anagrammare è
“Margutte: (non) rivista online di letteratura e altro”.
Innanzitutto, Roascio sembra ideare un anagramma che è un perfetto slogan per la rivista:
“Svelte! Nutro tiratura limitata … goderla in rete?”
Marco si rivolge alle lettrici ideali di Margutte, invitandole ad affrettarsi (“svelte!”) ad approfittare della rivista digitale (in rete) poiché sarebbe a “tiratura limitata” e bisogna dunque affrettarsi a coglierla.
In verità Margutte è uno, nessuno e centomila sotto il profilo della tiratura: nessuna copia fisica, ma il sito (uno) è disponibile a un numero potenzialmente illimitato di accessi, e l’ansia suscitata dallo slogan lo fa apparire una sorta di ironica pubblicità, che fingendo di propagandare la rivista svela l’inganno tipico delle reclame (il prodotto venduto alle masse tramite la tv generalista, di norma, è presentato come “esclusivo”). Uno spot quindi sarcastico, paradossale, ossimorico, perfetto per la nostra Non-Rivista.
Nelle altre variazioni anagrammatiche Roascio, profetico, pare rivolgersi agli autori, più che ai lettori, oppure allo stesso Margutte personificato, dando preziose indicazioni operative:
Mondovì: alternate arte e ristrutturate gialli!
Roascio dunque invita il Margutte ad alternare recensioni artistiche e testi di letteratura sperimentale (gialli “ristrutturati”, ovvero sperimentali, magari secondo i principi dello strutturalismo). Un buon consiglio, di cui faremo buon uso, e che è già negli intenti della rivista.
“Translitterare: attendete molti lavori? Auguri!”
Roascio pare qui domandare se si intenda, come sarebbe bene in rete, produrre una versione inglese (traslitterare), ma esprime lo stesso dubbio che colpisce chiunque si ponga questo dilemma per una sua pubblicazione online: se vi sono molti lavori da volgere in un altro idioma, è difficile riuscire a trovare chi svolga tale incarico impegnativo: da cui gli “auguri!” ironici con cui si chiude l’intervento.
“Millantarti? Tiè! Tradurre un testo è travaglio e… “
Un nuovo anagramma insiste sul concetto di traduzione. Se l’anagramma precedente avanzava, scettico, il dubbio che il Margutte riesca mai a tradursi in inglese, questa sembra una risposta in cui si obietta bruscamente alle accuse di non riuscire a fare quello che è stato promesso (“Millantarti? Tié!”) benché si ammetta la difficoltà di traduzione (“Tradurre un testo è travaglio”). Forse c’è anche una criptica allusione al giornalista Marco Travaglio.
Tutele? A volte, tramortita tradurrai in inglese!
Anche questo ulteriore anagramma sembra inserirsi nel suddetto dialogo. Sembra che lo scettico si rivolga direttamente alla (non)rivista accusandola di non “tutelare” la qualità delle traduzioni e anzi tradurre tramortita (dal troppo lavoro, possiamo presumere) in inglese, in modo inadeguato.
Roascio conclude la brillante serie anagrammatica con un’ultima affermazione di questa serie sulla traduzione, questa volta in inglese.
Ratio.
A true intent: great medieval illustrator.
“Ratio” significa infatti in inglese “rapporto”, indicando una proporzionalità tra due elementi di una relazione, secondo il linguaggio della matematica di base. “Gli X stanno agli Y in un rapporto di Z a J”, è la formulazione più usuale in italiano, dove la prima parte spesso è alfabetica, la seconda numerica. Ad esempio, le vere riviste stanno ai blog collettivi in un rapporto di uno a mille.
In questo caso l’autenticità dell’intendimento (quello di tradurre la rivista in inglese) dipende in modo direttamente proporzionale alla bravura dell’illustratore medioevale della rivista stessa, un possibile riferimento a Damiano Gentili, l’illustratore che ha riletto, per noi, la figura di Margutte nel nostro logo e in diverse meravigliose illustrazioni.
Queste, dunque, le profezie cabalinguistiche di Roascio sul futuro della rivista. Una previsione perfetta e credibile. Se non fosse per quel “non”, rimasto fuori dalla trasmutazione, e che, aggiunto, potrebbe modificare interamente il senso di quanto profetato.
Margutte
In copertina, opera di Marco Roascio