JIMMY ANDREX
Daniel, 45 anni, è un contabile che sta andando alle due biblioteche rimaste a Wakefield per rinnovare i libri che ha preso in prestito. Recentemente ha sperimentato la scrittura creativa per la prima volta tramite un progetto apparso sul giornale locale, diretto a coloro che facevano i pendolari alla vicina stazione.
Mentre entra, incontra alcune persone coinvolte nel progetto che lo invitano ad un reading di poesia: inizia fra mezz’ora in una stanza in fondo alla biblioteca. L’evento si intitola Da Terre a Terre ed è un’ora di musica, video e poesia, frutto di un gemellaggio tra gli scrittori di Margutte, che vengono da Mondovì, nell’Italia del nord, e quelli di Wakefield.
Non ha nulla da fare, solo la spesa, così perché no.
Si ritrova in una stanza piccola con un grande televisore, piena di gente di tutte le età più un uomo con una vecchia t-shirt che armeggia con la cornamusa.
In quel momento John Irving Clarke, scrittore locale e organizzatore di eventi legati alla parola, sta facendo una breve introduzione, raccontando come si è arrivati all’evento, dall’invio di una poesia cinque anni fa da parte della poetessa italiana Silvia Pio, attraverso scambi di email fino alla visita di John a Mondovì per promuovere una raccolta di poesie da parte di scrittori di Mondovì e di Wakefield, con le traduzioni di Silvia Pio. Poi legge la sua poesia I figli di Mondovì, scritta durante la sua visita là lo scorso ottobre.
In seguito è il turno di Jimmy Andrex, che legge la sua Cuskinny in italiano e inglese, accompagnandosi con un Kaossilator. La spesa resta ancora da fare ma quello che Daniel ha di fronte non assomiglia per nulla alle sequenze in bianco e nero da parte di cappelloni zelanti delle sue precedenti esperienze di reading poetici. Intrigante.
Poi la suddetta Silvia Pio introduce le sue poesie, di nuovo in inglese e italiano, che prendono anche forma di video. Si era chiesto a cosa servisse la TV. E poi Attilio Ianniello legge il suo acrostico Vitriol. Daniel, come la maggioranza delle persone nella stanza non parla né capisce l’italiano, ma in qualche modo la lingua sembra in carattere con il pomeriggio, muovendosi in onde di suono e parole.
La prossima è Laura Potts, che sembra abbastanza giovane per avere un attacco di nervi causato dall’inizio della scuola superiore, ma a dire il vero ha 18 anni. Legge la sua poesia The History of Home, che ha la maturità e l’introspezione che Anne Sexton avrebbe acquisito se avesse vissuto a sufficienza per ottenere la tessera gratuita del bus.
A questo punto l’uomo con la t-shirt viene avanti, si scusa per la sua inesperienza e prende la cornamusa, iniziando un 15 minuti di rumore turbinoso e stridulo, che conduce il pubblico ad applausi calorosi, trasportati spontanei dalla corrente come salmoni.
Daniel dà un’occhiata all’orologio ed è scioccato dal fatto che è stato lì quasi un’ora mentre una fila di poeti locali si alzano per leggere le loro opere finaliste al concorso di poesia del Red Shed. Ciò che lo colpisce è la varietà di stili, il linguaggio diretto e la diversità dell’età dei lettori. In più, tutti sembrano gente normale, nessuno con la barba lunga o un copricapo strano.
Alla fine non si ha voglia di andarsene e le persone si uniscono a gruppi e chiacchierano per un’altra mezz’ora, si parla di una cena più tardi e si distribuiscono volantini per eventi futuri.
Daniel scende gli scalini, esce dalla biblioteca e si dirige verso il supermercato previsto un’ora prima. Guarda il profilo vittoriano della città, il centro commerciale e le colline Pennine all’orizzonte, e tutto, in qualche modo, sembra diverso da prima.
(traduzione di Silvia Pio)
Un articolo sul reading di Wakefield si trova qui.