CYBIL PRINNE
Il marito della farmacista si innamorò della moglie del sindaco il giorno della festa del paese. Ballarono insieme un valzer e all’ultimo giro lui disse: ti telefono domani.
Cominciarono così a vedersi ogni giovedì pomeriggio a casa di un’amica compiacente. L’eccitazione dei sensi li sorprese come una giornata di sole durante un autunno precoce. Dopo il primo periodo d’incanto, però, iniziarono a sentirsi fuori posto e a essere molestati dai sensi di colpa. Non presero mai in considerazione l’idea di lasciare i rispettivi coniugi, ma nel mezzo della notte capitava che sognassero di farli sparire nei modi più fantasiosi.
Risolsero di comune accordo di porre termine alla loro relazione felice e proibita. Nei giorni che seguirono lui perse dieci chili e acquistò una manciata di capelli bianchi, lei si ammalò di tristezza e fece seccare tutte le piante del giardino.
Essendo la lontananza impossibile da sopportare, ripresero gli incontri settimanali. Qualche volta riuscirono a vedersi anche il lunedì sera mentre la farmacista si fermava in negozio per la contabilità e il sindaco aveva la riunione di giunta.
Durò fino alle elezioni.
Il sindaco non venne rieletto; inoltre la sua attività commerciale andava malissimo. Doveva cambiare aria, trasferirsi in un’altra città. Non pensò neppure di chiedere il parere della moglie che, soffocato un moto di ribellione nelle sabbie mobili del suo cuore, si preparò a seguirlo.
Poiché la data della partenza continuava a essere rimandata, gli amanti si dissero addio una ventina di volte. Il giorno del distacco, che tanto era stato temuto, fu invece accolto con sollievo perché li liberò finalmente dall’angoscia dell’attesa e diede inizio a una situazione sì dolorosa, ma più equilibrata.
Si tennero in contatto con email tormentate e lunghe telefonate. Pensavano l’uno all’altra tutte le sere prima di coricarsi, sognavano di dormire insieme e si salutavano la mattina prima di alzarsi. In quel modo gli anni trascorsero quasi veloci.
L’ex sindaco non aveva fatto fortuna, si era barcamenato con traffici al limite del lecito e si era indebitato fino a non riuscire a venirne fuori. Si perse in un delirio di affari senza senso e fu portato via una mattina da due robusti infermieri.
La farmacista scoprì di avere un brutto male e preferì ingoiare un tubetto di tranquillanti piuttosto che salire il calvario di una terapia inutile.
I due amanti si rividero in paese, dove lei era tornata col proposito di non partire mai più. Senza considerare la decenza, si stabilirono in una casa in cima alla collina.
Dopo aver superato lo stupore di una felicità insperata, si accorsero che i loro corpi, che si erano incastrati tanto bene nei pomeriggi d’amore, non riuscivano a trovare una vicinanza sopportabile quando si trattava di dormire. Avevano sognato per anni, ogni notte, di essere insieme, ma la presenza dell’uno e dell’altra si rivelò difficile da tollerare nella realtà. Incominciarono a discutere su chi dovesse occuparsi della casa o del giardino e in capo a una settimana si domandarono entrambi perché mai si fossero innamorati la sera della festa e avessero speso tanti soldi in telefonate.
Nessuno dei due, però, volle ammettere la fine di un amore che aveva resistito ad anni di lontananza. Continuarono penosamente a vivere insieme fino a che la morte pietosa non arrivò per entrambi nello stesso giorno a terminare quella tortura.
(Illustrazione di Franco Blandino)
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