Quarta puntata - La precedenza dell’indemoniato
FRANCESCO PICCO
La messinscena di Viktor e di Sergej produsse effetti insperati. Le urla disumane del finto servo e la paterna condiscendenza del suo finto padrone risultarono così convincenti che uno dei padri guardiani si affrettò a salire al piano superiore. Evidentemente i tre santi sacerdoti erano ormai certi di avere a che fare con un giovane indemoniato e volevano liberarsi al più presto di questa satanica seccatura. La promessa di laute elemosine fatta da Sergej, tuttavia, non consigliava di risolvere la questione semplicemente scacciando la coppia su due piedi, come uno dei padri guardiani avrebbe voluto. Se si fosse trattato solo di Viktor, non avrebbero esitato a sbatterlo fuori nella neve, così mezzo nudo com’era, e che crepasse di freddo se non voleva morire diversamente. Ma il suo padrone, Sergej, aveva modi e parole da vero signorotto di campagna e i monaci sapevano per esperienza che quella categoria di ricchi – benché non nobili e non colti – era però la più propensa ad elargire importanti somme di denaro ai conventi, mossa anche da una fede forse ingenua ma certamente autentica.
E poi, a dirla tutta, il più anziano dei tre monaci si era affezionato a quel giovanissimo servo disperato che si strappava a morsi i cenci sporchi e laceri con cui a forza gli avevano ricoperto il corpo scheletrico. Sarebbe stato un vero peccato contro lo Spirito Santo impedire a un ragazzo così sfortunato di mendicare una speranza di guarigione dalle labbra e dalle mani del Fratello Taumaturgo. Così fu lui a salire su, in fretta, chiedendo al Padre Guaritore di anticipare l’ingresso dell’indemoniato e del suo padrone, in modo che la loro presenza cessasse di turbare i buoni cristiani presenti nella sala, afflitti sì da malattie gravi e spesso incurabili ma alieni da qualsiasi satanica perversione e perciò non abituati al contatto con un morbo così pericoloso per la salute dell’anima.
Il Padre Guaritore accondiscese alla richiesta. Il vecchio monaco guardiano tornò frettolosamente dabbasso, scendendo con una certa ridicola fretta la solenne scalinata di marmo, la veste nera sollevata davanti a sé per non inciampare nei larghi lembi senza cuciture.
Sergej e Viktor si stupirono di essere chiamati subito. Viktor fu preso da un così grande entusiasmo che quasi rischiava di mandar tutto a monte. Cominciò a sorridere con la beata stupidità di un adolescente al suo primo appuntamento, un’espressione del volto del tutto fuori luogo sulle labbra di un servo della gleba indemoniato e tormentato dalle febbri cerebrali. Da ragazzo intelligente qual era, se ne rese conto e, dopo un primo momento di smarrimento, finse un nuovo accesso di pazzia: gettandosi a terra, schiumando forzatamente e finendo per mordersi le labbra in un profluvio di sangue che diede una rinnovata patina di verosimiglianza a tutta la recita. Lo stesso Sergej gli si avvicinò preoccupato, lo sollevò da terra e accarezzandogli i capelli gli sussurrò in un orecchio Maintenant ça suffit, vous allez exceder…Viktor gli fece segno di sì con la testa, sorridendo con un ghigno da scugnizzo furbo assolutamente in linea con il proprio personaggio.
Accompagnati dal padre guardiano più anziano, dunque, salirono lentamente la scala. Un paio di volte Viktor inciampò negli scalini, una volta deliberatamente e un’altra volta senza volerlo. Al piano di sopra, un lungo corridoio affrescato con immagini sacre diverse da quelle della tradizione ortodossa alla quale ormai si era abituato. Anche le scritte che accompagnavano le figure gli risultavano illeggibili, non erano né in slavo ecclesiastico né in russo, e tuttavia nemmeno in alfabeto latino. Stava per chiederne conto a Sergej, ma si trattenne. Non era normale che un servo sapesse leggere e sarebbe stato ancora meno normale che chiedesse indicazioni alfabetiche al padrone. Cercò di darsi una risposta da solo e ci riuscì. Evidentemente si trattava di lingua e alfabeto armeni. Il vecchio santo Monaco Taumaturgo non era forse un armeno cattolico? Ecco spiegata la natura esotica di quelle scritte e di quei disegni. La sua eccitazione aumentò e non seppe trattenersi dal graffiarsi il petto con le unghie per compensare l’impossibilità di esprimersi in altro modo. Il padre guardiano che li accompagnava lo guardò, scosse la testa e si fece il segno della croce prima di affidarli a un altro monaco che li aspettava sulla soglia di una porta intarsiata.
(Continua)