NICOLA DUBERTI
Non rompetemi
Non voglio fare a gara con l’inverno.
Non è per questo che divento bianco.
Non è per questo che sono di ghiaccio.
È solo la paura di dissolvermi,
scorrere a valle e sciogliermi in un fiume,
acque solcate da zattere e corpi,
rive di boschi ed occhi fra le brume
verso un liquido incubo lontano.
Non voglio fare a gara con l’inverno.
Lui è mio amico, ha quasi spento il sole.
Sono un cristallo che dura in eterno
come lo scheletro delle parole.
***
Bianco rabbia
I campi coltivati a pannelli solari
riposano nel bianco di un prolungato inverno.
Nella nebbia le auto sono aloni di fari.
Si dissolve anche il sole in un alone di luce.
Vorrei che la foschia mi penetrasse nel cuore.
Diventerebbe luce delicata e soffusa
la fiamma che ora brucia di un acceso dolore.
***
Incomunicabilità
La neve parla una lingua
straniera
sottovoce.
La terra ammutolita
tace in ascolto.
***
Il fiore del parco
Ma l’esemplare più interessante
tra la flora del parco
è senza dubbio la sempreverde
trentennale
infiorescenza dello psicopatico:
il pazzo del quartiere
con la tuta da operaio,
un pistillo blu elettrico
che attira come mosche
sciami vocianti di bambini arabi
e disperde nell’aria come semi
parole date al vento
di matrimoni, amori, tradimenti…
La fotosintesi della sua mente
garantisce il ricambio di ossigeno
ai passanti distratti
che prigionieri dell’auricolare
parlano soli ad alta voce e ridono.
Per percepire dove tira il vento
basta uno sguardo.
La tuta blu parla da sola al parco?
Fa quello che anche gli altri adesso fanno.
Ma loro, con trent’anni di ritardo…
***
Giornale di bordo
Ci sono giorni limpidi d’approdo.
La luce è chiara, la nave in porto.
Poi si riprende la navigazione
e si ritorna in alto mare aperto.
Mesi di calma in attesa del vento.
La collera di Dio in una tempesta.
Riparazioni ai danni. E poi bonaccia.
Si consumano viveri e tempo.
Talvolta a pelo d’acqua affiora un pesce.
Lo sguardo resta fisso all’orizzonte,
smarrito in una rotta senza bussola.
Un tonfo sul ponte, di soprassalto
abbatte a terra un pensiero in volo
come un gabbiano di luce trafitto
da un cacciatore astrale.
(Pagina bianca su questo giornale)
***
Foglie
Non puoi
pensare il bosco.
È lui che pensa te:
ogni pianta un neurone,
gli intrecci delle chiome
ne sono le sinapsi.
E tu attraversi
come un pensiero fugace, un’immagine.
La linfa scioglie l’eco dei tuoi passi.
(foto di Bruna Bonino)
Tredici modi di vedere la nebbia
Un biglietto di andata per un’isola magica