Specie di spazi

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Giovanni Peli e la musica.

Berlino
tratta da Specie di spazi

Non ti perdonerò mai
io almeno ho avuto il coraggio di sognare Berlino
perché finito il lavoro
potevo solo vomitare e partire.

Qui dove sbocciano ancora i limoni
i nostri figli non possono più nascere.

Da tempo i ricchi marchiano a fuoco i marciapiedi,
lo vedi, tu, quanto è vecchio
questo pensiero…

presto qualcosa sembrerà poter cambiare
ma nessuno sarà mai libero dal sopraffare,
nessuno sarà liberato dalla logica,
dalla causa e dall’effetto
da ciò che è già stato cantato.

Tu sei la vita più dolce
che guardavo non visto
il vento in faccia.

Come è fredda la casa senza te
come è difficile il controllo
senza poterti perdonare,
sei come un amico tradito
sepolto dagli anni.

Io collego solo gli eventi
per un vizio di forma
per un cuore deformato.
Eh sì, non c’è più spazio per cantare l’amore:
ora si canta l’urgenza
la separazione, la differenza.

Tu sei la vita più dolce
che guardavo non visto
il vento in faccia.

***

Distanza
tratta da Specie di spazi

Essere da un’altra parte
è sempre un’ottima soluzione
sotto un sole che sbreccia e sferraglia

cammino e ti credo con me.

Ho portato un mazzo di fiori
immaginando guerra e sangue,
ho un rifugio di bellezza soltanto.

Ti raggiungo in una distanza apparente
mi sento nobile e puro
ho messo due gocce di profumo.

Essere da un’altra parte
facilita più di una felicità

La gente si scanna per un palco
per due minuti di notorietà,
un sorriso al tramonto mi sbarra

capisco qual è il posto per me:

Sotto un sole che sbreccia e sferraglia
con i fiori in mano e una possibilità.

***

Sterminate
tratta da Specie di spazi

Io vedo i volti di chi sta scappando
nei riflessi dei vetri mentre sogno
le luci false del limpido agosto
la voce aguzza di una complice estate
come punte di frecce avvelenate

sfondano questa mia imbecillità.
Quei volti segnati dall’universo

dove tempo e spazio bruciano.

Le pieghe dure della pelle generano
mostri,
generano grida, odio, disprezzo, e pensiero vano.

Si ha il terrore di ogni sasso e animale,
si percorrono chilometri a piedi
verso terre sterminate

dal nulla degli altri.

***

Fiori
tratta da Specie di spazi

Non ricorderai più
quel fiore sul letto
era il mio braccio ogni petalo
confuso nel polline.

Tanto amore quanto intenso il profumo
ma tu sei viva nella noia e col dolore
non c’è paragone.

Perché impiegare il tempo
non è sempre facile
così per cinque euro all’ora
delego l’onere
e decidono loro

Ci credo troppo adesso
a ciò che dico ai bambini
che il diverso non è brutto
è solo speciale è solo un dio.

Tanto amore quanto un desiderio sbiadito.

Per questo è senza peso
il dialogo tra di noi
l’incontro di due labbra e due idee
non avrà seguito
ed è malato il futuro.

Bacia ogni petalo ancora
ma non ritornerò
tra le righe non c’è nulla da dire
e nient’altro nell’aria
da aggiungere al vuoto.

http://www.giovannipeli.it/2014/03/specie-di-spazi/

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Tu amore perduto
tratta da Tutto ciò che si poteva cantare

Leggeri quanto basta
a noi non serve molto più dell’aria
per annodare in volo
i fili dispersi tra stelle e schemi e desideri.

So dove sono andate
le promesse, le costellazioni e le illusioni,
ma voglio sapere
qual è la causa del disarmare la ragione.

Ho perso il calore del non pensabile,
di quando leggevo il libro del suo cuore.

Brucio queste pagine sfinite
e tutto ciò che comporta
la sua immagine dentro me,
finché il suo sorriso non annerisce nel cielo.

Ma tu, amore perduto, resta così
la tua vita è uno squarcio nel cielo
è uno strappo nel libro,
è luce che anticipa il fuoco, è vita che brucia la vita.

Ho perso il calore del non pensabile,
di quando leggevo il libro del suo cuore.

https://www.youtube.com/watch?v=M4Vt2AWJTgg

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Incrocio
tratta da Tutto ciò che si poteva cantare

Nella giungla le automobili sfrecciavano di rosso
erano appena comprate e puzzavano di nuovo
Chiara urla scoppia il motore da tanto vado forte
scappava ed era un lampo io avevo appena chiuso gli occhi.

Ma qualcuno adesso non dorme e sta appeso ad un filo
e si beve la favola che sente sempre recitare.
Sua moglie lo scalda un poco gli ricorda ciò che conta
quello che è fatto è finito c’è ancora tutto da pagare.

Da pagare avrei la dose la dose che mi ammazza
che come un lupo mi rincorre mi spia e poi mi azzanna
lui scappa e incontra Chiara al centro dell’incrocio
forse si guardano un istante,
“no, non c’è nessun traguardo” dice lui

e poi apre le ali
in mezzo ai clacson
e poi si mette a piovere
Chiara dice “lo sapevo,
Do fuoco al mondo”

scoppia il motore
Chiara perdeva il controllo
era un po’ come ubriaca

e le piaceva “dire era lui,
l’uomo che ho perso”
e le piaceva “dire era lui,
che ho amato davvero.”

https://www.youtube.com/watch?v=cAcYBJkQwFo

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Breve biografia.
Giovanni Peli, nato a Brescia il 19 luglio 1978, ha pubblicato la raccolta di terzine Informazioni fiammanti (2004), il poemetto Il principe, il bibliotecario e la dittatura della fantasia (2008), l’album cantautorale Tutto ciò che si poteva cantare (2012) e la raccolta di poesie Il passato che non resta (2012). È paroliere, autore di libretti d’opera, racconti e testi teatrali, sia per adulti che per bambini. La sua ultima opera è l’ep elettronico/cantautorale Specie di spazi (2014).

Quando e come è nata la passione per la musica?
Il mio rapporto di amore ed odio (il tormento nasce da un talento limitato, credo) per la musica è nato molto presto… avevo soltanto otto anni quando mi diedero una chitarra, smisi a nove. Ma a dieci anni ricominciai. Suonai ininterrottamente la chitarra per circa dieci anni, poi scoprii Frank Zappa e cominciai a studiare musica contemporanea. In quegli stessi anni nacque l’amore (questo senza odio e senza fine) per la letteratura. Cominciai alle scuole medie anche a scrivere canzoni, poi cominciai a scrivere poesie e testi teatrali e musica strumentale… crescendo mi dedicai assiduamente alla scrittura e poi alla produzione di canzoni. Da allora ho scritto moltissime altre cose, tante vivono ancora o sono state pubblicate, ma moltissime altre sono state cestinate. In casa avevo un fratello maggiore regista teatrale che mi ha molto influenzato, trasmettendomi la passione per l’arte e per le possibilità di condivisione che essa genera. Nella mia vita di allora feci varie esperienze come chitarrista rock, organizzatore culturale, autore di musiche di scena… tutte attività che poi per varie ragioni ho abbandonato. Tuttavia le circostanze, gli incontri e le passioni mi hanno tenuto molto attivo, fortunatamente, ed è sempre stato lo sperimentare tante tecniche espressive diverse che ha alimentato la mia curiosità. Dai 25 anni in avanti sono cominciate pubblicazioni ufficiali e lavori professionistici… il mio esordio cantautorale ufficiale è del 2010, con l’EP GIOVANNI PELI a cui è seguito l’album TUTTO CIO’ CHE SI POTEVA CANTARE del 2012. Nel 2014 è uscito invece un altro EP dal titolo SPECIE DI SPAZI in cui lascio le atmosfere chitarristiche pop-rock dell’album precedente per unire forma canzone ad elettronica.

Quali generi e/o autori l’hanno ispirata?
Nell’ordine, dalla mia infanzia, i miei ascolti (che corrispondevano a studi ed emulazioni) sono stati: TEN YEARS AFTER, DIRE STRAITS, WHO, LED ZEPPELIN, poi arrivò FRANK ZAPPA e sconvolse tutto, dovetti allora passare a LIGETI e alla musica contemporanea, per poi risalire alla musica classica. Poi feci un salto mortale nella musica jazz e fusion… attraverso il povero PINO DANIELE passai dalla fusion al cantautorato italiano… amandone numerosi esponenti; poi arrivai a BOB DYLAN, passando per PRINCE e DAVID BOWIE e molti moltissimi altri… tutti costoro mi influenzano. Sono anche un accanito ascoltatore di nuova musica, e per questo ringrazio l’invenzione di Spotify, che trovo assai comodo… adoro la MUSICA POPOLARE BRASILIANA… ma nello stesso tempo ammiro i RADIOHEAD; tra i giovani mi piacciono ST.VINCENT, ALT-J, MOONFACE, JAMES BLAKE, o artisti elettronici come JON HOPKINS o TYCHO, il panorama italiano è meno esaltante ma tra i giovani autori vorrei citare SANTO BARBARO, NUCCIO CORALLO, ANGELA KINCZLY, PANE. L’insieme di tutto ciò, con gli studi letterari, ha formato il mio linguaggio.

http://www.giovannipeli.it/