ROMAdiva
se ti scrivo oggi
è per la gioia che mi dai
ma anche per tutti
quegli indicibili sentimenti
di un anima irrequieta
la serenità
dei saggi non è mia
era già scritto
nel grembo di mia madre
ne ho trovato la prova
incisa su un obelisco
cerco nelle tue pietre
un segno dell’infanzia
cara illusione
perché nelle mie vene
scorre un fiume immane
quello del Congo
mi sento a volte
cosi estraneo
soprattutto la notte
prima di addormentarmi
dev’essere la paura di perderti
o di morire nelle tue braccia
ma non appena
mi rifletto nella la tua luce mattutina
s’incendia il mio cuore
e posso di nuovo
sognare ad occhi aperti
quando scotta il sole
micidiale di agosto
percorrendo la piazza
ho talvolta l’impressione
che mi vuoi mettere a nudo
o, peggio, impiccarmi
in mezzo ad una folla in delirio
pensi di farmi soggezione
con la tua altezzosa grandiosità
ed è vero che certi tuoi paesaggi
marmorei mi tolgono il fiato
mi sembra allora galleggiare in apnea
ma prima che l’irreversibile accada
scappo nelle tue viuzze
per respirare il profumo della vita
quello della focaccia
appena uscita dal forno
del cuoio che il pellettiere
sta conciando con tanta minuzia
del mazzo di fiori
immerso in acqua fresca
dei fichi languidi e sciropposi
che stuzzicano le papille
dell’anguria piangente
tagliata in fette
c’è il sudore della mugnaia
e quello del giovanotto frettoloso
girando l’angolo del vicolo
sento la puzza di benzina
mescolata a quella di piscia
ed invece di turarmi il naso
ne riempio i miei polmoni
come se ingerissi un elisir
entrando nelle tue chiese
m’inginocchio davanti ai tesori
del genio umano
ed Ebreo agnostico che sono
mi dico che i tuoi artisti
erano toccati dalla grazia divina
ma non appena il prete
inizia la messa e fa il suo sermone
parlando di “noi poveri pescatori”
sento un oppressione sul petto
e gli occhi m’insanguinano
allora devo fuggire
da quella freschezza cosi giovevole
ributtandomi nel rogo pomeridiano
quanto amo il canterellio
delle tue fontane
spargi una pioggia di diamanti
sorgenti di speranza
la tua bellezza pero inganna
o fa addirittura impazzire
non sono più sicuro
che sia di questo mondo
dinanzi a te mi sento cosi umile
e qualche volta anche svuotato
ho il sentimento di non più poter ragionare
che i miei pensieri si perdono
nei solchi delle tue immondizie
c’è in te una parte di crudeltà
perche sai di essere eterna
mentre noi abbiamo i nostri umori
le nostre sofferenze
giochi con i nostri ricordi
e non appena te li offriamo
che li scagli nel Tevere
dall’orto botanico
sotto le palme reali
godo del tuo splendore
e mi metto a fantasticare
di essere il tuo amante
fra il lusco e il brusco
quando ti vesti di scintille
diventi la mia bambola
lussureggiante
quanto vulnerabile
quasi umana
ma il sindaco si mostra geloso
possessivo
lusinga la tua vanità
ed a notte avanzata ti risvegli
gridando la tua strapotenza
con fuochi d’artificio
e musica psichedelica
violentando l’intimità
dei tuoi antenati
regalando ai passanti
gioie effimere
hai proprio bisogno
di corteggiarci
poveri mortali che siamo?
uno dei miei ricoveri prediletti
è il laghetto nel parco di Villa Borghese
seduto davanti al Tempio di Esculapio
ammirando la danza sottile
di un cigno solitario
mi viene la voglia di piangere
chiedendo al cielo perché
tutti questi massacri
in Africa ed in Asia
perché tanto odio
nel cuore degli uomini
perché tante donne
debbano ancora
sottomettersi alla volontà
di quei milioni di maschi che
credono altrimenti
di perdere la loro virilità
e allora concludo che il paradiso
si trova solo
nel mondo degli angeli
ROMAmante, ROMAladra
Biografia.
Albert Russo, nato in Congo/Zaire, cresce in Africa, studia negli Stati Uniti e ora vive in Francia. Scrive in francese e in inglese poesia e narrativa, difendendo grandi cause come l´antirazzismo, le libertà individuali e collettive. Tradotto e venduto in tutto il mondo
ha pubblicato in più lingue circa venti libri di grande successo tra i quali Sang melé (la versione inglese Mixed blood ha ottenuto negli USA il premio per la miglior opera di Fiction); Eclipse sur le lac Tanganyka, Zapinette, Futureyes, Le cap des illusions. Hanno scritto di lui James Baldwin, Edmund White, Gilles Perrault, Tony Morrison esaltando le sue doti letterarie.
Che cosa è la poesia per me?
È energia esistenziale, è impulso, è un viaggio verso gli altri e verso la propria anima, è intuizione, rifugge da ogni razionalismo, è una liberazione, ma può anche far male, può diventare masochista. Dopo aver scritto un racconto o un romanzo, generi di letteratura molto più regolata, con orari fissi, trame studiate, ho bisogno di attingere ad una certa follia liberatrice. La poesia non ha orari, talvolta mi viene di scriverne una subito dopo un sogno o un incubo, in mezzo alla notte. Nella poesia c’è dell’ideale, dell’utopia, dell’irraggiungibile, c’è soprattutto una richiesta d’amore, di fraternità. È come: Égalité, Liberté, Fraternité – un sogno, in altre parole. Quando si vedono quante guerre, quanto odio, quante ingiustizie ci sono in questo mondo e attorno a noi, perdo la speranza nell’umanità. Io penso che un vero poeta non potrebbe ne dovrebbe mai fare politica, od essere un diplomatico, mestieri molto difficili ed indispensabili, ma mestieri in cui la gente deve sorridere al nemico, fare concessioni terribili, mentire per evitare situazioni ancora peggiori. Dovrebbero studiare, tra l’altro, L’Arte della Guerra, questo classico cinese di migliaia di anni fa, Il Principe di Machiavelli, ecc.
L’immagine di copertina è di Bruna Bonino.